sabato 30 giugno 2007

F. Di Vittorio: “Temi perduti” e “verde perduto”

Nel 2004 ho votato Zanonato sindaco.
Finché si vota e poi ci si disinteressa dell’operato di chi si è eletto e “si lascia fare”, problemi non ce ne sono e vale il proverbio: occhio non vede, cuore non duole.
Il nostro dovere di elettori invece non può e non deve fermarsi al voto, ma sarebbe bene fare anche la “fatica” di seguire l’operato di coloro che Beppe Grillo chiama i “nostri dipendenti” in quanto noi siamo i loro “datori di lavoro”.
Io ho cercato di seguire la politica ambientale, che era stata la molla che mi aveva spinto a votare Zanonato dopo lo scempio compiuto dall’amministrazione precedente.
Purtroppo ho dovuto ridimensionare ben presto la speranza di un positivo cambiamento.
L’attuale sindaco, sostenitore del “fermiamo il cemento” della zona del Parco Iris, dopo l’elezione non solo non lo ha fermato, accampando motivazioni che in campagna elettorale sembravano non esistere, ma ha anche approvato una “variante” al piano regolatore che permette la costruzione, nella zona Iris, di ulteriori nuove edificazioni.
Alla luce di questi fatti si è costituito un “Comitato apolitico spontaneo” di persone che si sono sentite “tradite” e che con il loro operato cercano di risvegliare la “coscienza” dell’attuale giunta. Si tratta del “Comitato Iris”, del cui coordinamento sono fiero di far parte. Ecco uno stralcio preso dalla propaganda elettorale del sindaco Zanonato riguardo all’urbanistica:
“Gli obbiettivi urbanistici da perseguire sono: ridurre drasticamente o eliminare l'edificabilità nel territorio periurbano, salvaguardando quel che resta dei "cunei verdi"; prevedere un sistema di aree verdi (parchi, giardini, aree agricole) collegato da corridoi naturalistici e collegato al sistema delle acque; riqualificare e valorizzare le aree agricole esistenti e potenziali”
e inoltre
“Si dovrà procedere preliminarmente alla revoca delle varianti adottate nel corso della passata legislatura o, qualora ciò fosse impossibile, all'eventuale adozione di una variante di salvaguardia finalizzata alla tutela delle aree ancora inedificate.”
La realtà invece è che il “cuneo verde”, uno dei pochi polmoni della città, racchiuso tra l’attuale Parco Iris, il Canale Scaricatore e le vie Canestrini e Forcellini, destinato originariamente a verde pubblico, è stato via via aggredito da scelte speculative e, da “bene destinato alla collettività”, si è
trasformato in “bene di pochi speculatori”.
Gli “affari appetitosi” spesso mettono a tacere le coscienze!
A questo va poi aggiunto che la nuova cementificazione porterà, oltre a un rilevante rischio idrogeologico, un’ulteriore congestione di un traffico già congestionato e farà aumentare l’inquinamento e il PM10 in una città che è
tristemente agli ultimi posti in Italia come qualità dell’aria.
Vi sto allarmando? Ma no! Non preoccupatevi, ci saranno le “domeniche ecologiche” a salvarci!
Come non notare la disarmante incoerenza dei “nostri dipendenti comunali” che da un lato lanciano grida di allarme per traffico e inquinamento e dall’altro creano traffico e inquinamento!
Purtroppo la politica oggi non è più un “servizio”, ma una “professione”. Tutti ci metterebbero la firma per entrare in politica, ma non tanto per risolvere coscienziosamente e coerentemente i reali problemi della collettività, quanto per rassegnarsi, adeguarsi al sistema e avere una fetta della sospirata torta.
Le scelte giuste ovviamente sono scomode perchè accontentano la maggioranza (che conta “solo” al momento delle elezioni ed è così facile da convincere tre giorni prima del voto riempiendole la cassetta delle lettere di belle intenzioni) e scontentano invece “i pochi che contano”.
Si è perso forse il vero concetto di “democrazia” che è “governo del popolo” e non “vi ascolto, ma poi faccio quello che conviene a me”.
Nelle intenzioni preelettorali del sindaco c’era anche l’idea di
“partecipazione, informazione, coinvolgimento, discussione, ascolto, confronto”.
Forse intendeva la “sua” partecipazione a trasmissioni televisive e il “suo” coinvolgimento a discussioni pubbliche in quanto anche noi del Comitato Iris siamo stati ricevuti nel suo ufficio per essere ascoltati sul problema ambientale, ma non siamo riusciti a dire nulla in quanto aggrediti in modo arrogante dalle sue parole.
D’altronde, quando si è con le spalle al muro, la miglior difesa è l’attacco.
Alle prossime elezioni sarà dura riuscire a trovare qualcuno che meriti il nostro voto e coltivare così nuovamente la speranza che in politica possaesistere ancora il coraggio e la coerenza.

Fulvio Di Vittorio del coordinamento del “Comitato Iris”

R. Marinello: Sulla salute

Di recente le due iniziative “Temi Perduti” e “Diritti Sicuri” hanno animato il dibattito e stimolato la volontà di molti di non appiattirsi sul “pensiero unico”: sicurezza, legalità, decoro, imposto dall’attuale amministrazione.
Vorrei introdurre nel dibattito in corso un tema ed un sicuro diritto dimenticato che mi sta particolarmente a cuore, che è quello della salute. E per farlo vorrei toccare alcuni temi che mi portano a pensare che la salute (ovviamente intesa come stato di benessere e non solo come assenza di malattia) sia dimenticata e sacrificata a ben altri interessi.

-Inquinamento: Padova è da tempo ormai nell’alta classifica tra le città più inquinate d’Italia e questo nonostante alcuni lodevoli interventi “strutturali” dell’assessore all’ambiente, che comunque dà sempre l’impressione di dover giocare di rimessa rispetto ad esempio alle scelte urbanistiche o di mobilità, che sembrano imposte da poteri forti anche all’interno della giunta. Che dire ad esempio dell’idea (lodevole ovviamente) di costruire secondo la bio edilizia le case nel parco del Basso Isonzo, che però hanno il difetto di stare dove non dovrebbero esserci ? Del resto è evidentemente difficile ridurre l’inquinamento ed il traffico veicolare quando si continuano a progettare parcheggi all’interno del centro e si costruiscono strade che attraggono traffico verso il centro, invece di allontanarlo, si cementificano aree primitivamente destinate a verde pubblico, si autorizzano continui abbattimenti di alberi anche centenari. I medici ed i pediatri, gli specialisti di pneumologia e non solo lanciano ormai da tempo l’allarme per la salute soprattutto di anziani e bambini e per questi ultimi c’è anche la seria preoccupazione di danni non solo immediati, ma soprattutto a distanza. Eppure tutto viene immolato sull’altare delle scelte urbanistiche che sono prioritarie su tutto (con buona pace di Jacopo Fò).

-Problematiche legate all’abuso di sostanze, alla prostituzione e alla marginalità: in questo campo la inutile politica repressiva e securitaria la fa da padrona. I giovani abusano in modo preoccupante e crescente di alcolici: si proibisce il rito dello spritz; il problema della tossicodipendenza si diffonde a macchia d’olio in quasi tutte le fasce della popolazione e sempre nuove droghe emergono: soluzione, si costruisce un muro antispaccio. La prostituzione nasconde spesso sfruttamento anche di minori: allora si multano i clienti e le prostitute stesse.
-Il problema della popolazione non protetta ed emarginata, senza permesso di soggiorno si acuisce in città. Facciamo qualche intervento antiacattonaggio, contro la sosta dei Rom, contro la vendita ambulante in modo che se ne stiano fuori dal salotto buono e si tolgano dalla vista delle gente per bene e benpensante. Gli interventi per la riduzione del danno, per la corretta informazione e formazione invece, sono solo sporadici e mai strutturati, organici, coordinati e quindi efficaci. Avete mai visto un unità di strada attorno a via Anelli per l’intervento sui tossicodipendenti?
-OGM: Padova non è mai riuscita a (o meglio non ha mai voluto) dotarsi di un regolamento contro gli OGM, nonostante i ripetuti interventi ed appelli di organizzazione ed associazioni ambientaliste e di medici, le migliaia di firme raccolte a sostegno di mozioni.

E per finire una domanda : il progetto “Città Sane” dove è scomparso ? Già ridotto ad un mero esercizio di numeri e statistiche dall’assessore Scortegagna è stato poi assunto dal Sindaco ed è scomparso del tutto, salvo riemergere recentemente come mezzo di scambio politico per accontentare qualcuno con un posticino. Peccato, perché se ben utilizzato e guidato sarebbe un utilissimo strumento per intervenire in modo efficace e coordinato sulle politiche per la salute in città.

Roberto Marinello pediatra

venerdì 29 giugno 2007

G. Sacchetto: Intervento nel dibattito

Mi chiamo Giorgio Sacchetto , sono un insegnante di scuola superiore di
Padova, risiedo in zona Arcella e sono il segretario del circolo di
Rifondazione Comunista dell'Arcella, pertanto ho sostenuto la campagna
elettorale e sottoscritto il programma del centro sinistra, con molta
convinzione, poichè speravo che una vittoria del nostro schieramento
avrebbe aperto una nuova stagione.
Più partecipazione diretta dei cittadini, meno cementificazione ed uno
sviluppo del traffico e della mobilità meno inquinante. All'Arcella
abbiamo vissuto l'esperienza del referendum sulle torri di Piazza
Azzurri d'Italia, dove il centrosinistra (Margherita-DS-SDI) ha
sostenuto un brutto progetto di cementificazione, mentre Rifondazione,
Verdi,Legambiente, la CGIL, la sinistra DS si sono battuti per una
riqualificazione aperta e partecipata di quell'area ed hanno vinto,
naturalmente il centrodestra si schierato sulle nostre posizioni, ma
evidentemente in modo strumentale. Ora questa lezione , purtroppo non è
servita, poichè nel consiglio di quartiere sono stati più volte
presentati altri progetti molto brutti di riqualificazione edilizia e di
costruzione di varie strade, a nostro giudizio inutili.Ma, soprattutto,
la partecipazione dei cittadini è stata ricercata male ed in fretta,
certo la colpa non è solo dei consiglieri di quartiere, l'assessorato
alla partecipazione, purtroppo ha funzionato male ed invece che
affidarlo a qualcuno legato alla vita sociale e partecipativa della
città, mi riferisco alle associazioni di volontariato o ecologiste della
città lo si è affidato ad esponente politico,per una sorta di
riequilibrio interno tutto politicista.
Ma devo dire che la politica del consiglio di quartiere è stata
piuttosto piatta e non ha fatto altro che seguire e riportare le scelte
urbanistiche della giunta, che molte volte, o meglio quasi sempre, sono
state di non inversione della tendenza a cementificare ed intasare di
strade, un quartiere l'Arcella ,già molto in difficoltà su questo
aspetto ed ora rischiamo di riconsegnare il quartiere al centro destra.
O si spera di recuperare voti con la politica d'immagine
securitaria? Dimenticando che gli elettori preferiscono l'originale alla
fotocopia, parliamo di più di partecipazione, di meno cementificazione, di meno
traffico privato e più pubblico e d' accoglienza, di meno inquinamento,
parliamo al cuore e alla mente del popolo della sinistra su nostri
temi e non alla pancia e sui temi della destra, cercando di dare a
questi temi una patina più progressista.
Io vorrei avere ancora un sindaco di centro sinistra la prossima volta.

Giorgio Sacchetto

R. Di Luca: L’Auditorium, un’occasione di riscatto per la partecipazione sui beni comuni

Visto che la giunta Zanonato in questi 3 anni di governo cittadino ha evaso il compito della partecipazione e dei forum dei cittadini sui grandi temi, ed è anche per questo che siamo qui a ricordarglielo con i Temi Perduti, oggi colgo l’occasione per un mio intervento prendendo spunto dalle polemiche sull’Auditorium riportate nei giorni scorsi sulle prime pagine dei giornali locali.

A detta dei giornalisti, pare che sia in atto una fuga di notizie e di pressioni politiche da parte del comune, per influenzare la decisione finale della commissione sulla scelta del progetto vincitore dell’auditorium. Secondo le regole, la giunta Zanonato invece, non dovrebbe essere al corrente delle decisioni interne della giuria.

La città di Padova deve avere un Auditorium, ed è ormai un fatto assodato; il luogo è stato scelto- per altro contestato dalle Associazioni ambientaliste perche elimina un ulteriore tassello del progettato parco delle mura (vedi intervento “Zanonatomio) di Franzin su questo Blog)ma sono in corso le valutazioni sul progetto più adeguato per realizzare quest’opera.

Cosa è un Auditorium, dal latino audire, sentire, è la parte di un teatro, sala concerti, o altro spazio di esibizione dove si trova il pubblico.

Siccome gran parte della nostra cultura l’abbiamo presa in eredità dall’antica Grecia, per i greci, il teatro era un luogo dove la polis, la città, si riuniva per celebrare antiche storie del mito, che erano patrimonio comune della cittadinanza. Lo spettatore greco si recava a teatro oltre che per assistere alle rappresentazioni, anche per rafforzare il senso della comunità civica. Il teatro era uno spettacolo di massa molto sentito e vissuto da parte dei cittadini di ogni classe sociale e condizione economica. Era uno strumento di educazione nell’interesse della comunità, un rito collettivo della polis, che proprio per questo suo ruolo, ha assunto la funzione di cassa di risonanza per le idee, i problemi e la vita politica culturale dell’Atene democratica. Oggi sono cambiate tante cose, sono trascorsi migliaia di anni, ma la matrice è sempre la stessa. Una città che vive di democrazia ha bisogno di confrontarsi anche sulle opere architettoniche che la rappresentano. Allora che la giunta Zanonato colga una occasione di riscatto con i propri cittadini, per fare in modo che questo Auditorium abbia una dignità urbana e territoriale in cui tutti si rispecchiano e soprattutto che la commissione di esperti giudicante il progetto migliore, possa scegliere senza influenze particolari. E’ questa una partita ancora aperta per non perdere di vista il ruolo, il significato e la moralità di ciò che si decide per il benessere di una collettività nella democrazia.


Roberta Di Luca

giovedì 28 giugno 2007

A. D'Agostino: Intervento nel dibattito

Credo che se c’è un elemento indiscutibile, emerso chiaramente nel dibattito cittadino lanciato dall’appello temi perduti, questo è, ancora una volta, l’assoluta sordità dell’Amministrazione Comunale, e soprattutto del primo cittadino e del suo entourage. Non è una novità, non è la prima volta, e temo non sarà neppure l’ultima nei due anni che mancano a fine mandato, ma la risposta (le risposte) che vengono da palazzo alla seria e più che ponderata critica dei firmatari dell’appello è di una semplicità disarmante: o sei con me o contro di me; se raccogli firme per discutere la mia politica del territorio, ti annullo con un contro blog. Seguiranno altre misure…
E’ così che andiamo avanti a Padova da un bel po’ di tempo, con un dibattito ingessato, con un’arena politica assolutamente asfittica, che regala al centro destra risultati insperati, e senza neppure la fatica di conquistarseli.
Noi verdi (i pazzarielli, ci definisce Franzin) ci siamo da tempo abituati a questo tran tran. L’aut aut l’abbiamo rispedito al mittente da tempo e francamente non ne siamo per nulla pentiti: abbiamo continuato a partecipare alle iniziative che riteniamo positive (l’azione amministrativa contro l’elettrosmog, ad esempio) ma ci siamo presi il lusso di opporci alle scelte urbanistiche devastanti per il territorio (dalle torri Gregotti al Ponte Verde, dalla variante Mariani all’auditorium).
Attenzione: in questi tre anni c’è un’unica commissione comunale che non ha praticamente mai saltato una settimana, ed anzi si è riunita anche più volte: la V°, commissione urbanistica, presieduta da Sandro Faleschini, con assessore (Mariani) iper presente. E lì è passato tanto, ma tanto di quel cemento (non solo la variante, ma decine e decine di PIRU e PIRUEA), che appesterà la città per decenni. Tutto quello che c’era prima, di cui non si è revocato niente, e molto altro.
Pazzarielli ? Sarà, ma a noi sembra più folle star dentro all’asse Zanonato-Casarin, che è fatto di strade (mica stradine, GRA), speculazioni edilizie (PP1 docet) e governo autoritario del territorio.
Sì perché l’altro capo della fune che il centro sinistra padovano si sta mettendo al collo è la conquista del primato in campo di moralismo (vedi ordinanza contro la prostituzione), di senso del “decoro” (crociate varie anti accattoni, zingari, spritz), di intolleranza ed incapacità di dialogo (ricordate “ il muretto prodromico al terrorismo” davanti all’ufficio di Mariani ?). A quante altre strette di mano con Ascierto dovremo assistere nei due anni che ci separano dalle elezioni?
“Diritti sicuri” è l’altro appello a cui io ho aderito, come alcuni dei firmatari del vostro. Non è alternativo, nasce e cresce dal rifiuto del totalitarismo culturale che permea l’azione di questa amministrazione.
Certo noi abbiamo fatto una scelta radicale, e non perché ci piaccia fare la parte dei puristi, ma perché di fronte all’assoluta indisponibilità di questa amministrazione a discutere e a farsi inquinare dal rapporto con il territorio, con i comitati, con le associazioni, con i cittadini abbiamo preferito tornare dalla parte dei comitati e dei cittadini. Il tema perduto di cui parla l’appello è quello che per noi costituiva la centralità del nuovo rapporto con il territorio e le sue esigenze; l’assessorato alla partecipazione doveva rappresentare proprio questo, una cessione di potere verso il basso. Non c’è voluto molto per capire che l’interpretazione corrente a palazzo della “partecipazione” era in realtà condensata nella “comunicazione informativa” delle decisioni, con i patetici schemini di cui Scortegagna era maestro.
Concludo: la vostra iniziativa dimostra che a Padova c’è ancora vita sociale e politica inascoltata, c’è ancora voglia di discutere di cose serie, c’è ancora voglia, bisogno, ineludibile necessità di contare nelle decisioni. L’esperienza del “referendum Gregotti” è stata, sotto questo profilo, estremamente significativa ed ha saputo coniugare l’intelligenza di più soggetti con la volontà del territorio di non farsi saccheggiare (ulteriormente); credo che non vada sprecata, che vada ripresa, non solo per fare un “piano alternativo per l’arcella” (difficile oggi pensare che vada in porto, con l’aria che tira…), ma per creare le condizioni per arrivare a fine corsa con successo, con intorno l’aria per respirare, l’acqua per nuotare e soprattutto con la voglia di continuare a battersi per una città diversa, accogliente, umana, meno cementificata (ed asfaltata).

Aurora d’Agostino - Verdi Padova

G. Sandon: D'obbligo la connivenza?

“Il progetto del cosiddetto “orbitale” va decisamente rifiutato nel tratto Ronchi di Villafranca – Limena – Vigodarzere – Cadoneghe perché generatore di ulteriore traffico e tale da provocare pesanti e definitive alterazioni ambientali, e tale da promuovere un’ulteriore cementificazione del territorio con pesanti danni alla salute degli attuali residenti”.

Chi l’ha scritto? Zanonato nel suo programma elettorale! Dove ancora si legge:

“Sarà compito della futura amministrazione valutare, assieme ai nuovi proprietari dell’area PP1, la possibilità di un rapporto pubblico privato che consenta di realizzare l’auditorium per la musica in quella che appare l’area più adatta per la sua vicinanza alla Stazione ferroviaria e all’area museale degli Scrovegni”. E più avanti: “A Padova si evidenzia in particolare la necessità di realizzare il parco delle acque e delle Mura”.

E ancora:

“Sono guardate con preoccupazione e con contrarietà le iniziative per l’edilizia abitativa che distruggono il poco territorio libero della Città e che contrastano con lo sviluppo demografico di Padova che sta perdendo abitanti”. Per cui bisogna “ridurre drasticamente od eliminare l’edificabilità nel territorio periurbano salvaguardando quel che resta dei “cunei verdi”.

TUTTI IMPEGNI TRADITI. CLAMOROSAMENTE TRADITI.

E tollerare il tradimento, atteggiamento già di per sé poco dignitoso, vuol anche dire incrinare pericolosamente la fiducia su confronto e partecipazione. A cosa possono servire infatti questi strumenti se tanto poi da parte di chi governa ci si sente autorizzati a fare quel che si vuole? Almeno non si pretenda la connivenza!

Gianni Sandon, del CdA Parco Colli Euganei

mercoledì 27 giugno 2007

S. Benacchio: A proposito di "temi perduti" ...

Dopo aver letto la stampa locale in questi giorni, mi sono interrogata sulla necessità evidenziata da taluni (Ruzzante, in testa) di dare una "risposta" all'appello sui "temi perduti", attraverso una contrapposta raccolta di firme a sostegno delle "cose fatte" dall'amministrazione comunale, in realtà a sostegno della persona del Sindaco Zanonato.
Ora, se la risposta ad una richiesta di confronto e di partecipazione da parte delle associazioni promotrici è stata questa, significa che qui a Padova siamo arrivati (ahimè) ... alla frutta e che l'amministrazione è piuttosta "sorda" alle istanze di quanti vogliono dare il loro contributo partecipativo al governo della città: non a caso -- da quanto ho letto -- lo stesso Ruzzante avrebbe detto che le associazioni devono solo "collaborare" e Zanonato ha ribadito che le decisioni in ogni caso le assume l'amministrazione.
Dunque la parola d'ordine è ormai quella "allinearsi" e "non rompere le scatole".
Il fiore all'occhiello della campagna elettorale di Zanonato che era la "partecipazione" finalmente si è rivelata per quello che era sin dall'origine: una bella bufala! Tant'è che Zanonato, in questi gg. in cui si discute di assegnare o no la delega alla participazione, ha sostanzialmente detto che la partecipazione non ha senso, anche perchè non sa neppure bene come si deve fare!
Che delusione, che tristezza, vedere i cittadini e le associazioni in cui si riconoscono ridotte ad una massa di "sudditi".
E intanto ... il cemento avanza; si riducono i parchi pubblici;, si sperpera il denaro in un tram che nessuno voleva e che allo stato provoca solo intralci e incidenti; non si mette mano ad un piano del traffico e della vabilità urbana e periurbana; non si incentiva e si migliora il trasporto pubblico; non ci si preoccupa più di tanto dello stato di inquinamento del suolo e dell'aria; MA IN COMPENSO ci si prende per i capelli per le nomine, le poltrone, per le TANTE E TROPPE PAROLE VUOTE SPESE sui giornali.
Un caro saluto

Avv. Silvia Benacchio

A. Micalizzi: Intervento sulla partecipazione

Non voglio certo polemizzare con i firmatari dell'appello… ci mancherebbe altro, vorrei però contribuire alla discussione offrendo il punto di vista di un Presidente di Quartiere che si confronta quotidianamente con il tema, e con la pratica, della partecipazione.

Anzitutto non condivido l’idea che sulla partecipazione non si sia fatto nulla: ci sono diversi provvedimenti e esperienze concrete; si possono mettere in discussione come si può essere d’accordo, ma ci sono. Allora, la prima cosa che vorrei dire è che se l’obbiettivo della critica dei firmatari è quello di “aiutare” e non “demolire” sarebbe stato più utile partire dalle esperienze svolte, cogliendone i limiti e i punti di forza, piuttosto che limitarsi ad un generico “non si è fatto nulla”.

Allora provo io ad iniziare una discussione sul merito, sollevo due temi secondo me importanti, senza la pretesa di esaurire la discussione e vediamo se riusciamo a dare un contributo positivo tutti insieme.

Prima questione: i Quartieri sono il luogo più vicino per la partecipazione dei cittadini. In questi anni ci siamo interrogati su come potenziare il loro ruolo convinti che più che nuovi regolamenti, servissero alle circoscrizioni maggiori risorse: meno pareri da esprimere, più competenze certe e più soldi a disposizione. Ecco che dal primo Bilancio della Giunta Zanonato sono stati spostati dai Settori ai Consigli di Quartiere ben 1 milione di euro per Circoscrizione: una bella boccata d’ossigeno!! Soldi a disposizione per poter finanziare interventi di priorità del Quartiere, senza dover passare per gli uffici centrali. Questo mi pare un punto importante da cui partire e su cui sarebbe interessante sviluppare una discussione su come i Quartieri potrebbero migliorare la loro capacità di orientare investimenti ora che dispongono di maggiori risorse.

Seconda questione: esperienze di percorsi partecipati. Anche qui, proviamo a partire dalle cose fatte e vediamo come migliorare. Nel quartiere dove Amministro io, il 3 Est, abbiamo appena concluso un percorso partecipato per la definizione del Piano di Assetto del Territorio (PAT) alla quale hanno partecipato molti tra rappresentanti di Comitati, Enti, Associazioni ecc… e molti sono i temi e le questioni che sono state raccolte. Ora ci avviamo alla fase in cui i tutti i Quartieri porteranno al Comune le proposte dei cittadini per il PAT: una discussione utile potrebbe essere quella di pensare a come i Quartieri possono incidere di più con le loro proposte. Intanto l’Amministrazione Comunale ha messo a loro disposizione 10.000 euro per ingaggiare dei professionisti che regolassero la partecipazione con i cittadini e traducessero in proposta urbanistica le segnalazioni e i contributi emersi ai tavoli partecipativi. Un’esperienza utile e positiva. Discutiamo allora su quali altri strumenti si possono mettere in campo, ma intanto impariamo ad usare i nuovi.

Ma ancora altre sono le esperienze attiviate. Nel Quartiere 3 Est ad esempio negli scorsi anni si sono svolti tre laboratori di partecipazione: a Mortise, a Camin e al Pescarotto. Cicli di assemblee in cui con i residenti abbiamo individuato alcune priorità e predisposto alcuni progetti: al Pescarotto la tanto citata ZTL notturna e interventi di riqualificazione urbana di una piazza e di due aree verdi, a Camin la realizzazione della pista ciclabile su via Vigonovese, la realizzazione di alcuni parcheggi e nuova viabilità, e a Mortise, la riqualificazione di via Madonna della Salute. Moltissimi sono stati i residenti coinvolti a queste assemblee e oggi alcuni lavori sono già iniziati (vedi la rotonda a Mortise su via Cardan) e gli altri partiranno a breve. Sono tutte opere discusse e progettare con i cittadini, finanziate dal Quartiere e che oggi vengono realizzate. Su questo mi pare utile fare una riflessione su come i Quartieri possano quindi raggiungere buoni risultati di bilancio partecipato su interventi di riqualificazione urbana essendo (con il milione di euro) autosufficienti dal punto di vista delle risorse.

Come non escluderei dal ragionamento alcune altre esperienze concrete messe in campo dal Comune come ad esempio la definizione di un regolamento per l’installazione delle antenne di telefonia mobile messo a punto dall’Ass. Bicciato attraverso un grande lavoro di partecipazione con i comitati e le associazioni, assieme all’esperienza dello “Sportello Antenne” nei quartieri, a disposizione dei cittadini.

Ecco, ho citato alcuni esempi che richiamano però a tanti temi. Spero di aver dato un contributo concreto alla discussione, e vi confesso, mi piacerebbe anche mettere a confronto idee di partecipazione con esperienze dirette e concrete che questa Amministrazione ha realizzato, consapevoli che nessuno di noi ha la verità in tasca e che le cose non sono mai o solo bianche o solo nere: possiamo dire che ci vogliamo impegnare tutti di più su questi temi senza dover negare o disprezzare ciò che ha fatto l’altro. Io sono per confrontarmi e non per i giudizi secchi.


Andrea Micalizzi

Presidente Quartiere 3 Est

martedì 26 giugno 2007

M. Ulliana: Cambridge città d'acque. Perchè Padova no?

It's impossible, that's incredible...ohps, sorry,.. scusate, è difficile dire, in italiano o in inglese che sia, l'entusiasmo suscitato dalla trasferta della scorso week end in Cambridge per l'incontro tra gli Amissi del Piovego e i Friends of the Cam (gli amici del Cam, il fiume cittadino da cui deriva il nome Cambridge, "Ponte sul Cam").

Non solo per lo scambio delle reciproche tecniche di voga in piedi. La loro "punting", su tipiche imbarcazioni di legno a fondo piatto manovrate dal "punter" tramite una pertica. E la nostra Voga alla Veneta, che praticheremo nel ritorno del gemellaggio il prossimo 23 giugno, nel corso della Festa dell'Acqua e della regata di San Giovanni, al Portello e in Golena di S. Massimo.

Ma anche per il contesto ambientale, culturale e sociale di questa cittadina inglese, notissima nel mondo per la sua importante università, che ha sfornato decine e decine di premi Nobel, un po' meno nota a noi per le caratteristiche urbanistiche di governo del territorio e di valorizzazione delle sue acque, elemento catalizzatore del vivere, essenza dell'identità, rispettate quanto il genius loci.

Cambridge come Padova, si potrebbe dire soffermandoci sulle premesse: storia, cultura, tradizioni, territorio. Cambridge, territorio, d'acque, come Padova.

In realtà le differenze le si notano a livello di quotidiana qualità della vita.

Lì i grandi parcheggi sono fuori del centro abitato ("Park and Ride", "Parcheggia e Vai", lo slogan). Qui invece si sono progetti di mega parking centrali sotto e sopra terra. Là un sistema flessibile dedicato alla mobilità integrata fatta di bus, treni, taxi a volontà, piste ciclo-pedonali, e in ultima pure risciò e piccoli economici velivoli, per tutte le ore, le tasche e i clienti. Qui un tram su rotaia, quindi poco flessibile, unica soluzione innovativa per la mobilità, a parte le nuove strade automobilistiche. Bici a volontà, là. Bici a volontà qui. Ma nessuna pista ciclabile è occupata come qui da auto private in sosta. Chi guida ha il rispetto sacro di pedoni e ciclisti. Le regole del codice della strada sono osservate e fatte osservare. Nessun abitante di Cambridge pretende di avere l'auto sotto casa, negozio, parrocchia, palestra, ospedale, o ufficio. Là valorizzazione e rispetto dei corsi d'acqua. Qua canali tombinati. A Cambridge vi è una chiara identità british, dovuta alla conservazione del patrimonio monumentale ed edilizio storico, anche se la popolazione è cosmopolita. A Padova è continua ricerca ostinata di soluzioni di edilizia anonima, con moderne cliniche universitarie costruite sopra mura e bastioni cinquecenteschi, e la pretesa poi che il foresto parli veneto.

Non da ultimo, a Cambridge, abbiamo constatato lo straordinario rapporto con l'acqua, vissuta come elemento naturale ed integrato dell'urbanistica, della socialità, della cultura, dello studio, dell'economia. L'acqua è animata. E' viva. E' fatta vivere. Grazie alle scelte urbanistiche. Sono decine le remiere che si affacciano sulle acque del centro. Decine i punti di noleggio. Migliaia le persone che vogano o sono semplici passeggeri portati con le imbarcazioni. Insomma si godono il contesto. Particolare in questo ultimo fine settimana per altro, per l'occasione delle feste di fine anno accademico, coincise con la nostra visita.

Abbiamo provato il punting, e osservato dall'acqua del Cam le meraviglie dei numerosi college che vi si affacciano, o meglio, che fanno da quinta a meravigliosi prati verdi (all'inglese) quasi a raso, sulle acque del Cam. Le rive sono perfettamente palificate con pali di legno per la stabilità di rive e alveo. Sulla riva di fronte al prestigioso centrale e monumentale King's College tranquille pascolavano le mucche. Nessuna vergogna della natura e nessuna spculazione edilizia pronta a trasformare uno spazio "vuoto" centralissimo in qualcosa di pieno (di soldi). Il Major (Sindaco) e la cittadinanza l'avrebbero impedito.

Infine abbiamo potuto osservare anche dal cielo, con il Cessna dell'areoclub locale, pilotato da uno dei vogatori inglesi (dall'acqua all'aria), l'area del Cambridgeshire, dove scorrono diversi rivi, tra cui il Cam. E' un tripudio dall'alto di colori verde, marrone, celeste. Tante piccole darsene con piccole imbarcazioni. Nessun tetto griggio cemento tipico dei capannoni veneti delle diffuse zone artigianali-industriali (una per comune). Le zone industriali e artigianali ci sono anche là, ma le hanno distribuite in modo da non inquinare il paesaggio (anche l'occhio vuole la sua parte). L'economia, anche turistica, non ne ha risentito di certo, visto che comunque la modernità al top delle tecnologie è ben presente, ma non invasiva. E' l'applicazione logica, presente e futura, che il convivere in un ambiente naturale con le comodità più attuali e ben organizzate può essere molto produttivo, soprattuto di energie mentali. Semplice ricetta, semplice come bere un bicchier d'acqua. Acqua come bene prezioso, però.

Amissi del Piovego

Maurizio Ulliana

lunedì 25 giugno 2007

P. Tollio*: Perchè ho firmato l'iniziativa "Temi perduti"

Riconosco l’impegno e le difficoltà di Zanonato per governare una città complessa come Padova tanto più ora che la capacità politica dei partiti è in calo, e quelli di centrosinistra sono in difficoltà. Riconosco anche che chi amministra è spesso costretto a misurarsi con problemi e proposte altrui, che costringono strada facendo, anche a prendere decisioni fuori del programma elettorale.

Tuttavia dopo 5 anni di giunta Destro che, tra le altre cose, ha portato alla cessione di una parte di APS ad ACEGAS e all’infelice scelta del tram della LOHR, mi sarei aspettato di più da questa Amministrazione. Perciò ho aderito all’iniziativa dei firmatari dei “temi perduti” con la speranza di rilanciare il programma elettorale di Zanonato, non certamente perché animato da uno spirito massimalista e masochista come qualcuno invece ha affermato.

Mi soffermo soltanto sul tema della mobilità che da almeno un decennio risulta essere la questione che maggiormente interessa e preoccupa i cittadini padovani, sia per il tempo sprecato sulla strada, ma ancor più per la gravità dell’inquinamento. A scanso di equivoci, lo faccio ricordando le cose positive fatte da questa Amministrazione Comunale per combattere l’inquinamento e il traffico: targhe alterne, ampliamento delle ZTL, raddoppio dei bus a metano, uso del biodiesel per i rimanenti autobus, aumento delle piste ciclabili, contributo di 600.000 € per portare tutte le frequenze degli autobus entro i 15 minuti, variante urbanistica e acquisto del terreno per realizzare il deposito del tram alla Guizza, varianti risolutive per risolvere le criticità progettuali del tram e consentirne il definitivo avvio. Cose importanti che tuttavia si scontrano con altre scelte che invece favoriscono la mobilità privata e non consentono di realizzare neppure in minima parte l’obiettivo contenuto nel programma elettorale di Zanonato, di ridurre quel 70% di mobilità padovana, che si muove ogni giorno con l’auto. Dieci anni fa si diceva che bisognava completare l’anello delle tangenziali e solo dopo si sarebbe potuto intervenire per ridurre il traffico in città. Ora invece, nonostante le tangenziali siano state completate, questa A.C. continua a spendere la maggioranza delle risorse pubbliche ancora sulla viabilità.
Non credo che si possa dire che si vuole ridurre il traffico privato finchè si costruiscono opere stradali quali il cavalcavia Dalmazia-Ponte Verde- strada alternativa della Guizza, Arco di Giano e parcheggi in centro come Prato della Valle, PP1-Viale Mazzini, Cledca, Stazione Pontecorvo. Peggio ancora considero l’adesione convinta di Zanonato all’Orbitale/GRA. Come trovo strano che l’A.C. abbia proseguito acriticamente i lavori per il tram, dando l’impressione di affidarsi completamente per risolvere le criticità della mobilità cittadina. Tutto ciò nonostante le tante criticità evidenziate dalla commissione Zan e le altre che si sono aggiunte in questo periodo. Senza valutare adeguatamente i rischi di avviamento di un prototipo concettualmente diverso, e soprattutto la sua scarsa capacità di carico che impedisce una vera riorganizzazione del trasporto cittadino. Metrotram a parte non è stata presa nessuna altra decisione al fine di migliorare la mobilità padovana e quelle collettiva in particolare. Il resto del trasporto pubblico è stato dimenticato! Dov’è finita l’ambizione di incrementare il trasporto pubblico, di realizzare i parcheggi scambiatori, di rafforzare i sistemi di intermodalità, l’integrazione tariffaria adottando il biglietto unico almeno per l’area cittadina e dei comuni di cintura ? E quello di migliorare la velocità commerciale degli autobus, riducendo il traffico privato e realizzando altre corsie preferenziali? E’ anche per questo che nonostante gli interventi a favore del trasporto pubblico, per l’utenza non è cambiato nulla. Non basta mettere gli autobus più belli per convincere la gente a prenderli. A mio avviso la realizzazione di una mobilità sostenibile a Padova richiede altre decisioni in queste direzioni:

1. la revisione della rete, (collegare i quartieri attualmente sprovvisti con gli ospedali/centro, creare linee di forza, creare un luogo di intermodalità speculare alla Stazione in Prato Valle)
2. biglietti e abbonamenti unificati (almeno per Padova e comuni di cintura)
3. attivazione parcheggi periferici di interscambio e linee veloci di collegamento con FS/centro
4. più corsie preferenziali per gli autobus che resteranno, anche dopo l’avvio del tram, la modalità di trasporto pubblico utilizzato dalla stragrande maggioranza di utenti
5. miglior utilizzo della rete ferroviaria istituendo fermate dei treni all’aereoporto, Abano, Montà ecc.
6. integrazione delle linee APS e Sita e avvio di una intermodalità diffusa.
7. adottare collegamenti urbani con tutti i comuni di cintura, e maggiore attenzione alle esigenze dei turisti e delle Terme.

I temi della mobilità sono complicati da risolvere, ma gli studi condotti in questi anni hanno indicato delle strade. Io vorrei che su quelle ipotesi si riprendesse a camminare con più forza. Infine c’è un’altra questione che mi delude. L’Aps Holding è un’azienda di proprietà del comune. Da due anni è cambiato il C. di A. ma questo non si percepisce. Da due anni chiediamo che si faccia un Piano Industriale e che si indichino gli obiettivi da perseguire. Inutilmente!

Inoltre anche altre entità economiche in cui il comune è presente (Magazzini Generali-interporto-ZIP-Mercato Ortofrutticolo APS/ACEGAS) ci sarebbe bisogno di più coordinamento e più confronto per evitare che anche in luoghi dove il pubblico è presente si manifestino forme di sfruttamento e di precarietà del lavoro (subappalti, lavoro irregolare, presenza di cooperative che non rispettano i contratti). Anche se questo non può essere direttamente ricondotto alla responsabilità dell’A.C. mi aspettavo che il ricambio politico dell’Amministrazione Comunale aiutasse a migliorare quelle realtà. Spero che nei prossimi due anni si possa realizzare in queste realtà una democrazia economica più efficace. Io lavorerò per questo, sperando di trovare più disponibilità da questa A.C..

*Segretario Generale FILT-CGIL

sabato 23 giugno 2007

R. Guadagnini: La petizione pro Zanonato è una "conta" che divide e non risponde ai problemi posti dai Temi perduti

"Non accetto che la richiesta di dibattito e confronto contenuta nella lettera aperta sui “Temi perduti del programma del Sindaco”, sia trasformata in un “conta” a favore o contro Zanonato, grazie alla petizione promossa da Adina Agugiaro, Angelo Boschetti, Andrea Micalizzi, Massimo Pallotta ed altri (vedi Il Mattino o Il padova di Sabato 23). “ A parlare è Rina Guadagnini, responsabile scientifica di Legambiente, una dei 370 firmatari dell’appello “Temi Perduti”.

“Ci fa piacere – continua Guadagnini - che Boschetti e gli altri che elenchino le buone cose realizzate da questa amministrazione, (molte, non tutte, le riconosco anch’io). Fanno bene, ma continuano a perdere di vista che le buone cose fatte sono rimaste cose e non sono mai divenute spina dorsale di quel progetto complessivo di città sostenibile e partecipata che dal programma elettorale si evinceva.

“Vorrei poi – continua la Biologa – rassicurare chi ha scritto questo appello a favore del Sindaco, visto che sente il bisogno di trovare ancora adesioni: "Temi Perduti" non è una mozione di sfiducia al Sindaco. E non ci interessano le “conte” che dividono è basta. Il fatto è che Temi Perduti è un’altra cosa. “Temi Perduti” è la richiesta di discutere con i cittadini e con gli amministratori su una domanda di fondo: perché alcune politiche, ad esempio riguardanti partecipazione, urbanistica, mobilità, città metropolitana sono state, nella prassi, realizzate in modo tanto diverso da come erano state descritte nel programma del Sindaco? Una domanda di dibattito molto sentita, come testimoniano i trenta interventi sul blog temiperduti.org, oltre a decine di brevi commenti, e le migliaia di visitatori.

Ma è una domanda a cui nessuno, tra gli Amministratori, ha dato ancora risposte. Anzi Sindaco e Vicesindaco hanno semplicemente sbattuto la porta in faccia al dibattito.

Ma tant’è, i problemi posti da “Temi Perduti” restano. La fatica dell’amministrare la cosa pubblica non può giustificare la non volontà di ascoltare e di valorizzare ciò che viene detto da chi è fuori dal “Palazzo”, a maggior ragione quando proviene da chi è politicamente vicino… magari adducendo come pretesto la mancata premessa degli elogi prima di squadernare i problemi.

Oggi i problemi posti da “Temi Perduti” possono anche essere negati, ma restano nella testa di chi li ha posti, sottoscritti o dibattuti, gente che in gran parte nelle passate elezioni ha dato l’anima perché quel programma elettorale si affermasse attraverso l’affermazione di Zanonato. Non sarebbe saggio discuterne, come proposto anche dal Segretario della CGIL Ilario Simoneggio e da molti altri interventi pubblicati sul blog temiperduti.org, invece che esorcizzarli?

R. Guadagnini, firmataria dei "Temi perduti"

venerdì 22 giugno 2007

G. Belloni*: La politica maneggia i simboli. Quelli che rincorrono la destra

A partire dalla consueta associazione, tipica del linguaggio giornalistico, tra la parola stupefacenti e la parola traffico, l’assessore al traffico, Ivo Rossi ha evidentemente ritenuto di possedere le competenze necessarie a dire la sua sul tema. Ed è così che per una settimana a Padova abbiamo assistito stupefatti (è proprio il caso di dirlo) al dibattito sulla proposta, formalizzata da Ivo Rossi, di multare i “tossici” che, in automobile ai lati della strada, si rifornissero di merce, sul modello delle multe ai clienti delle prostitute.
Non se ne è fatto nulla non fosse altro che per la ragionevole opposizione messa in campo dai vigili urbani, che quelle multe avrebbero dovuto comminare, ma abbiamo avuto tutto il tempo per capire che quella proposta era stata soppesata, valutata, approfondita, insomma, presa sul serio, dai nostri amministratori.
L’esempio non riguarda le politiche ambientali - che comunque non sono, a dispetto di quel che ne può pensare il vicesindaco Sinigaglia, un settore specialistico del governo di una città -, ma esprime bene una certa approssimazione, una certo atteggiamento di rinuncia alla complessità dei fenomeni sociali, un rincorrere a tutti i costi ricette e soluzioni ad alto impatto mediatico, malgrado scarseggino le conoscenze sui fenomeni reali e la predisposizione al confronto. Questo è lo stile che ha contraddistinto, a mio modesto parere, il lavoro di questa giunta.
Marina Bastianello e Francesco Bicciato hanno voluto ricordare ai firmatari dell’appello “Temi perduti”, l’elenco delle buone cose fatte dall’amministrazione di centrosinistra. Hanno fatto bene perché nessuno, a cominciare dai colleghi di Bicciato, l’ha mai fatto. Ma continuano a perdere di vista che le buone cose fatte sono rimaste cose e non sono mai divenute spina dorsale di un progetto complessivo. E solo così avrebbe senso comunicarle, altrimenti ci troviamo di fronte ad una lista della spesa che riduce il nostro essere cittadini, protagonisti di un progetto politico chiamato “città”, ad utenti frammentati e solitari di piccole cose - a questo punto graziose regalie del sovrano illuminato a corrente alternata - contraddittorie.
“Permane uno scarto tra le realizzazioni umane e ciò che può dare loro un qualche senso e valore. Separate da questo, quelle scadono lo sappiamo bene, che si tratti di fare un giornale, di gestire un ospedale, di sposarsi e crescere dei bambini, di governare una casa o un paese…dove lo prendiamo questo valore senza il quale ciò dietro a cui ci affatichiamo, scade nella risibile pochezza, e noi pure, ancora più scadenti?”. La domanda la pone Luisa Muraro e suona un po’ per tutti noi, qualsiasi cosa pensiamo delle “cose” fatte, o non fatte, da questa giunta. Il valore, di cui parla la Muraro, a mio parere è la politica e di questa, tra una multa alle prostitute, una agenda 21, una cementificazione o l’inaugurazione di un parco, non se ne intravede l’ombra.

*coordinatore di CartaQui Estnord, supplemento per il nordest del settimanale Carta

p.s. vorrei sperare (di certo ancora una volta illuso) che il sindaco non pensi che apertura al dibattito significhi contrapporre appello ad appello, come sembra sia intenzionato a fare.

G. Mosconi: La costruzione dell'insicurezza

L’idea di sostituire l’assessorato alla sicurezza con quello della partecipazione aveva assunto una valenza simbolica emblematica delle speranze di cambiamento che accompagnavano l’insediamento della nuova giunta comunale, dopo la vittoria del centro-sinistra del 2004. una cultura e metodologie nuove nella gestione delle questioni della sicurezza e della marginalità, non più principalmente ispirate a politiche repressive e di sorveglianza del territorio, quanto a forme partecipative adeguate a coniugare la risposta ai disagi delle marginalità con le istanze reali diffuse nella cittadinanza. Dal famoso “muro” di via Anelli in poi gli interventi dell’amministrazione hanno via via dato luogo ad un clima e a significati del tutto diversi. Anche se quel primo intervento poteva essere comprensibile nella strategia complessiva di smantellamento del noto ghetto padovano, in quanto preordinato ad impedire che le palazzine appena svuotate tornassero a riempirsi di disperati senza prospettive praticabili, il senso che strumentalmente allo stesso è a suo tempo stato dato, come risposta dura e immediata agli incidenti appena prima accaduti nella zona ha segnato il rischio di un mutamento di senso all’operazione, per molti aspetti apprezzabile, che si stava realizzando. Da lì in poi il susseguirsi di una serie di interventi, tutti dello stesso segno: la diffusione massiccia della videosorveglianza. Le multe ai clienti della prostitute, accompagnate dal rifiuto di dialogo con le stesse, quando da decenni esiste un agguerrito e legittimato movimento per i diritti civili delle stesse, insieme a sperimentate metodologie di assistenza e riduzione del danno ispirate a spirito di tolleranza e di civile convivenza. E ancora le retate di ambulanti sul listone; e da ultimo l’interdizione ai nomadi del territorio comunale, in occasione della festa del Santo, e i provvedimenti contro i mendicanti, con il paventato divieto di praticare l’accattonaggio nelle vie del centro. Colpisce l’univocità di senso che accomuna questi provvedimenti. Troppo facile, quasi un luogo comune, denunciarne l’intento repressivo e illiberale, come comune denominatore, riscontrare lo spauracchio della “tolleranza Zero”, alla Rudolf Giuliani, come ispiratore sostanziale di tali politiche. C’è qualcosa di più profondo, di più sottile e, perciò di più inquietante, che va fatto emergere. Una volta che un problema, certo per diversi aspetti reale, viene evocato e rappresentato all’insegna dell’insicurezza e del degrado, associato alle dimensioni dell’allarme e del pericolo, le risposte non posso che essere di un tipo: quelle emergenziali che tolgono fisicamente di mezzo il problema. E reciprocamente, l’adozione di quelle soluzioni sono la rappresentazione del carattere del problema stesso, la prova tangibile che non esistono altri mezzi per farvi fronte. E’ da chiedersi se sia il problema a richiedere quel tipo di risposta, o se non sia quest’ultima a definire il carattere del problema stesso, così da precostituire i termini della propria legittimazione. Siccome assumo quel metodo, significa che il problema è di quel tipo, e non vi sono altre riposte sensate. Sta di fatto che si rischia così di dar luogo a un sistema chiuso e autoreferenziale di significati, un corto circuito comunicativo che non lascia spazio a letture diverse dei fenomeni e a forme diverse di gestione degli stessi. E’ la profezia che si autoavvera. Preoccupa che, in questo modo, si possa aprire un discorso a spirale senza via d’uscita, orientata a fagocitare nella sua logica e nelle sue pratiche tutto ciò che può prestarsi ad alimentarla: dalla droga nelle scuole alle scritte sui muri, dagli immigrati clandestini agli schiamazzi notturni, dai detenuti usciti con l’indulto alle manifestazioni no global, dagli scippi per strada ai musicanti accattoni, dai campi nomadi, agli assembramenti di giovani, alla sporcizia per strada. Tutto diviene problema di sicurezza, di polizia, di ordine pubblico, di legalità.
E’ significativo notare come, in questo processo, si operino facilmente scivolamenti di significato. Ad esempio il termine “degrado”, solitamente usato per indicare zone caratterizzate da decadimento edilizio, assenza di infrastrutture, desertificazione sociale, quindi tali da rimandare a pubbliche responsabilità, oggi viene assunto come sinonimo di presenza di soggetti pericolosi e di rischi di vittimizzazione. Si celebra come espressione di un grande movimento di consenso alle politiche sicuritarie dell’amministrazione la raccolta di 800 firme contro la prostituzione, quando è ovvio il facile conseguimento di tale effetto della generica agitazione di temi moraleggianti come questo tra i cittadini “per bene” ( tanto più se anziani, o di sesso femminile). Il fatto è che dietro a queste politiche e a questi linguaggi si nascondono e si mistificano almeno tre aspetti: i reali problemi della città ( traffico, ambiente, pianificazione urbana) che restano abbondantemente irrisolti; le cause più profonde dei sentimenti di insicurezza, radicate nei limiti dello sviluppo, nell’angoscia e nello stress che caratterizzano il “malvivere” del nostro tempo; le drammatiche difficoltà che sostanzialmente contrassegnano le storie di vita di molti soggetti dipinti come pericolosi. Credo ci sia una mutazione nel modo in cui una cultura e forze politiche tradizionalmente di sinistra accedono a queste logiche e prospettive. Non più occupare tatticamente il terreno dell’avversario per sottrargli preventivamente uno dei temi presuntivamente cruciali di consenso, ma una acquisita convinzione di fondo che le questioni della sicurezza e della legalità non possano che avere oggettivamente questi connotati e comportare necessariamente questi metodi; quando invece poche materie rivestono un carattere altrettanto complesso e si prestano alla sperimentazione di logiche sostanzialmente democratiche e non repressive, quanto questa. Così la sinistra perde due sue essenziali prerogative, senza delle quali è difficile continuare a definirla come tale: la conoscenza oggettiva della realtà, l’aiuto e la solidarietà verso i soggetti più deboli:Solo una cultura dei diritti e un atteggiamento positivo aperto alla conoscenza e all’incontro potrà sconfiggere le retoriche dell’insicurezza e della paura.

Giuseppe Mosconi, Università di Padova

giovedì 21 giugno 2007

L. Caldon: Lettera aperta al Sindaco

Caro Sindaco,
sono Luisa Caldon, rappresentante degli studenti presso il Consiglio di Amministrazione dell’Università di Padova. Grazie all’occasione fornita dal dibattito sui “temi perduti”, vorrei spiegare i motivi della mia adesione.
Rappresento i circa 64.000 studenti dell’Ateneo patavino e più di 20.000 di questi abitano sul territorio comunale. Questo fa di loro Suoi cittadini e, pur non avendo diritto al voto, sono contribuenti, utenti, clienti, inquilini al pari di tutti gli altri residenti.
Gli studenti sono risultato e manifestazione del rapporto tra Università e Città. Le due istituzioni, autonome e distinte, coesistono da secoli sullo stesso luogo e la loro unione concorre allo sviluppo sociale, politico, culturale ed economico della nostra comunità. Il legame è così saldo che, in più di un’occasione, gli organi decisionali dell’una hanno disposto in appoggio dell’altra e viceversa.
Proprio a dimostrazione di questo annoto che il Cda d’Ateneo è composto anche dai rappresentanti degli enti locali e che Lei, all’inizio del suo mandato, ha comunicato di voler partecipare di persona senza incaricare un delegato.
Apprezzai molto questa decisione ma oggi devo purtroppo prendere atto della sua costante assenza alle adunanze. Ha perso così l’opportunità di ragionare e confrontarsi attivamente e alla pari non solo con la gestione di un ente così complesso ma anche di conoscere veramente le varie parti che lo realizzano.
Avrebbe potuto soprattutto conoscere noi studenti e così discutere le nostre istanze (diritto allo studio, lavoro e precarietà, sostenibilità delle spese, spazi, mobilità…) e rappresentarci poi come suoi cittadini eliminando le barriere che stanno dentro la definizione di Università come città nella città.
La Sua amministrazione è intervenuta per accomodare situazioni ormai al collasso come la locazione abusiva e l’assistenza nelle procedure di rilascio del permesso di soggiorno per gli studenti stranieri. Sentiamo però l’inevitabilità di un impegno ulteriore e completo per sentirci parte della cittadinanza non solo nei programmi e nelle intenzioni.
Ho sottoscritto l’appello soprattutto perché convinta che sia imprescindibile ora trovare idee e risorse per la costruzione ed il funzionamento della città metropolitana, così da dare una risposta concreta ai problemi di vivibilità e governabilità razionale ed efficiente che investono i grandi comuni e le aree circostanti. I troppi confini comunali sono inutili e anacronistici e ormai non hanno altra funzione che rendere ancora più difficoltosa la soluzione di problemi infrastrutturali, ambientali…
La maggior parte degli studenti si scontra ogni giorno con questa realtà. Pensi alle facoltà di Agraria e Veterinaria che si raggiungono con i costosi mezzi SITA e non con APS (l’ultimo capolinea è troppo distante per raggiungere la facoltà ma non così distante per giustificare un’interruzione della tratta), pensi alla difficoltà, i costi e il tempo per raggiungere i comuni dell’alta padovana e della terraferma veneziana dove non è previsto un collegamento diretto.
Mi permetto infine di farle un ultimo appunto non da studentessa ma da elettrice di sinistra.
Non condivido quanto si delinea dal suo intervento quando dice “l tema della capacità della sinistra di dare risposte convincenti ai problemi che vive la gente comune (e soprattutto chi appartiene ai ceti popolari), sulla base dei quali orienta il proprio consenso elettorale”. Penso sia riduttiva e dannosa la staticità che si evince.
Credo che lo scopo di una forza di sinistra sia costruire un’alternativa in cui non si debba più parlare di classi o ceti e non sia quindi rappresentanza di categoria. E’ invece la profonda convinzione che il singolo individuo sta bene quando tutti stanno bene. Si deve lavorare per giungere ad un’uguaglianza sostanziale. Perché questo accada si deve proporre una politica che rappresenti tutti e che investa tutto il sistema paese. Speravo fosse ormai indubbio che tutti siamo gente comune. E che tutti apparteniamo al ceto popolare, unico titolare di sovranità. Senza distinzioni e soprattutto senza privilegi.
Con la speranza che tutti facciano tesoro della discussione di questi giorni, Le auguro buon lavoro.

Luisa Caldon. rappresentante degli Studenti nel Cda dell'Universita

E. Franzin: Zanonatomio

Giustamente un gruppo di elettori di Flavio Zanonato ha aperto la questione dei “Temi perduti” cioè di alcuni punti del programma elettorale del 2004 che sono stati dimenticati o che sono sbiaditi.
Mancano ancora due anni alla scadenza del mandato di Zanonato, un tempo che può essere prezioso, e non vedo per quali ragioni gli elettori non possano criticare e avanzare delle proposte di correzione dell’azione amministrativa della attuale Giunta comunale.
Ritengo che alcuni interventi del sindaco: via Anelli, multe ai puttanieri, commemorazione delle due vittime delle Brigate rosse siano stati molti giusti. Zanonato ha attirato l’attenzione sul piano nazionale e se lo è meritato.
Invece sul piano urbanistico e ambientale la situazione è ben diversa. Io ritengo che la più importante decisione sul piano urbanistico sia quella relativa al trasferimento della zona ospedaliera. Non ho condiviso la decisione di collocare il monumento di Daniel Libeskind sulla golena delle Porte Contarine (area verde fra il Naviglio e il Piovego). Non ho condiviso la decisione di costruire l’Auditorium a piazzale Boschetti o delle autocorriere (area verde lungo il Piovego).
Il famoso o famigerato parco delle mura e del Piovego rischia di diventare una balla mostruosa. La chiacchiera delle chiacchiere. La sinistra DS padovana, che deriva dal PCI, non ha una tradizione culturale positiva in materia urbanistica. Nessuno ci crederà ma quando il rettore Guido Ferro e il sindaco Cesare Crescente hanno deciso, contro la volontà dell’urbanista Luigi Piccinato di costruire il Policlinico universitario sopra il bastione G. Cornaro, le mura cinquecentesche e di tombinare il canale dei Gesuiti San Massimo a Padova nessuno se ne è accorto. Altri tempi. Altri partiti di sinistra. Altra cultura. Padova per molti aspetti è la sua facoltà di medicina. E’ la sua sanità. L’attuale zona ospedaliera, un potente attrattore di traffico e quindi di inquinamento, colloca Padova fra le città del Terzo mondo. Altro che eccellenza della medicina padovana.
Il sindaco Zanonato davanti al gruppo Doroteo alleato al presidente della Regione sostanzialmente subisce, lascia fare. Forse è una questione di rapporti di forza. Ma non ha espresso delle posizioni adeguate, forti, precise. Le sinistre padovane, molto acefale, lasciano che siano i dorotei a organizzare i convegni affollati sulla nuova ospedaliera. Le sinistre padovane sono subalterne da sempre sul piano urbanistico e i dorotei se le mangiano come biscottini.
La decisione urbanistica più importante è oggi quella relativa al trasferimento dell’ospedale e del Policlinico universitario.
Legambiente ha un ruolo decisivo visto i caratteri molto particolari dei Verdi padovani diciamo un po’ pazzerelli. Legambiente dopo aver ottenuto un grosso risultato con il referendum dell’Arcella poi ha mollato la presa. Gravissimo errore. Dobbiamo avanzare delle proposte per la riqualificazione dell’Arcella se è necessario pagando di tasca nostra un urbanista.
Legambiente che ha un notevole prestigio in città secondo me non ha ancora deciso dove concentrare le sue forze, che non sono infinite. Io credo che si della impegnare su due punti: trasferimento della zona ospedaliera, controprogetto per la riqualificazione dell’Arcella.
Molti di noi conoscono il ruolo nefando della Curia e dell’Istituto per il sostentamento del clero di Padova sul piano urbanistico. E il loro collegamento con la burocrazia comunale del settore urbanistica. Se il sindaco Zanonato non è capace di far partire una nuova urbanistica per Padova, dobbiamo farlo noi. Prima o poi ci seguirà.

Elio Franzin

I. Simonaggio: Confrontarsi e dialogare senza chiusure e pregiudizi.

100 firme per riaprire il dibattito politico a Padova titola il blog dei “Temi perduti”.
Nel frattempo gli intervenuti hanno riempito varie pagine dei giornali cittadini sulla misura della vicinanza e del rispetto del programma elettorale del sindaco e della compagine di centrosinistra uscita vincente al primo turno delle elezioni amministrative del 2004.
L’impressione è che ognuno dica la propria senza un’autentica ricerca di confronto e di dialogo.
Si esprime una verità e una emozione dettata dalla distanza percepita tra i convincimenti, le aspirazioni ed aspettative personali e la realtà.

Ma quante forme o facce può avere la verità?

Il sindaco snocciola dati sul buon lavoro svolto, sull’impegno quotidiano per nulla semplice di amministrare dentro compatibilità definite.
Altri interventi enucleano ed evocano scenari pieni di fascino sulla “città ideale”.
Tenere insieme il positivo giudizio sulle tante opere realizzate o in via di realizzazione con l’impazienza e la speranza di chi vuole una svolta che segni “una radicale discontinuità nelle scelte amministrative” è affidato al dialogo e alla partecipazione politica.
I cinque temi evocati richiedono un paziente lavoro di tessitura di confronto di idee, di comuni strategie, di avanzamenti per consolidare buone pratiche e buone opere.
Volutamente ho proposto un metodo di lavoro che consenta di fare una sintesi efficace delle diverse sensibilità che sono chiamate al confronto.
Sappiamo tutti, troppo bene, che il confronto da solo non basta, ma richiede uomini di buona volontà come si fece nel predisporre il programma elettorale nel 2004.
Il rilancio dell’azione amministrativa passa anche dalla capacità di tenere insieme le diverse sensibilità di una coalizione per raggiungere uno scopo sociale.

Ritengo sia possibile per il tempo a disposizione provare a consolidare alcune grandi intuizioni dell’attuale azione amministrativa.

Partecipazione.

Il programma del sindaco prevede la sperimentazione del Bilancio Sociale e del Bilancio Partecipativo. Si è lavorato, in questi tre anni, sul versante della partecipazione dei Quartieri.
Perché non garantire che nel 2008/2009 sia realizzata l’esperienza del Bilancio Sociale e il Bilancio di Partecipazione come avviato in alcuni Comuni sul finire degli anni 90 in Emilia e Lombardia?
Quindi non solo capacità di informazione e di comunicazione efficace ma impegno teso alla partecipazione responsabile dei cittadini alla vita municipale tenendo insieme diritti con le compatibilità sociali ed economiche e doveri con le scelte di offrire opportunità collettive ed individuali di migliorare il contesto di vita.
Questo consentirebbe, inoltre, di essere il primo Comune della Provincia a definire con questa Amministrazione ulteriori strumenti di confronto con i cittadini come il “Bilancio di Genere” sulle pari opportunità e sulla spesa sociale e il “Bilancio per obiettivi”. Infine il “Bilancio di mandato” al termine del quinquennio concluderebbe nel modo migliore questa esperienza di democrazia partecipata.
CGIL CISL UIL di Padova hanno sollecitato nelle proposte per il confronto sul Bilancio di previsione 2007 questa visione pluriennale e strategica della conduzione della “macchina comunale”. Il sindaco Zanonato è amministratore capace di costruire questo percorso che renderebbe chiara la misurabilità del miglioramento apportato alla vita dei cittadini.

Progresso sociale ed economico
.
Il progresso si può misurare con molti indicatori di sviluppo. Uno di questi è sicuramente la percezione di come sia vissuta la città dai soggetti più deboli e con minori risorse. La città amica delle persone con più problemi economici e di sicurezza sociale. Su questo percorso si è fatto molto ( indicativa la variazione incrementale della spesa sociale del Bilancio tra il 2004/2006) consolidando ed ampliando una buona rete sociale da sempre patrimonio autentico della città di Padova.
Molto rimane da fare di fronte a vecchi e nuovi bisogni della popolazione.
Il benessere da assicurare ai cittadini è fatto di molte cose, tra le quali il diritto alla mobilità delle persone, il rispetto e la salvaguardia dei beni primari come l’aria e l’acqua. Su questo terreno è indispensabile una forte discontinuità generale per cambiare il modello di sviluppo e dare più speranze di vita alle giovani generazioni.
Siamo convinti che molto lavoro di qualità sia stato realizzato in questa direzione grazie anche all’impulso significativo dell’assessorato all’ambiente.
Sposare la sostenibilità è vincolante nelle scelte amministrative per ridurre il consumo di territorio.
La percezione che la politica debba mettere al centro del proprio agire il disegno strategico urbanistico di città che vogliamo è una opportunità e un vincolo cui siamo tutti tenuti. Crescita qualitativa che valorizzi il territorio e i saperi in particolare per i beni fondamentali e non riciclabili per limitare il consumo dei suoli.
Su questi temi allargati alla città metropolitana la riflessione è tuttora insufficiente stretta tra politiche neoliberiste di consumo del territorio ( diritto di proprietà = diritto di edificazione) dove agisce la lobby degli affari molte volte a scapito dell’interesse generale pubblico.
Non basta più la sola mitigazione dell’appetito dei costruttori ma serve rilanciare una strategia che salvaguardi il suolo e i vuoti funzionali alla vivibilità e al benessere delle persone che popolano le nostre città.
Il Comune di Padova può utilmente far scuola per invertire il ciclo edilizio di questi decenni.
Infine non va sottaciuta l’importanza della riqualificazione della zona est della città tra cui il superamento del ghetto di Via Anelli. Questa opera oramai in via di conclusione, con la collocazione in altri quartieri di centinaia di famiglie di cittadini migranti senza alcuna tensione sociale, da sola merita un attestato di stima e fiducia dal grande valore simbolico per il buon lavoro sin qui svolto in condizioni tutt’altro che facili da tutta l’Amministrazione Comunale per la forte pianificazione tesa all’inclusione e integrazione.

Mobilità sostenibile.

Su questo terreno è avvenuta una autentica rivoluzione grazie all’impegno dell’attuale amministrazione comunale ( allargamento della Zona a traffico limitato, potenziamento dei mezzi innovativi a metano, assunzione di nuovi mezzi, avvio concreto del metrobus, completamento dell’anello delle tangenziali, nuove piste ciclabili). Tutto ciò non basta per affermare che si è in presenza di una riduzione del traffico veicolare privato e di una moderna mobilità sostenibile con il territorio.
Le scelte poi non sono sempre lineari come la riproposizione dei parcheggi in zone centrali, le arterie di cui denunciamo la dubbia utilità ( Raccordo anulare), la mancata pianificazione della Ferrovia Padova/Chioggia o della gronda sud.
Su questo versante ci sono impegni da tradurre in maggiori fatti concreti quali il reale potenziamento del trasporto pubblico e lo sviluppo della rete ferroviaria provinciale al servizio delle persone e delle merci, l’integrazione dei servizi di APS Mobilità e SITA, la risoluzione di nodi stradali critici come gli accessi alla città ( es. Castagnara), le corsie riservate per la circolazione del metrobus.

Ritengo che non siano necessari appelli di schieramento ( pro o contro) sui “temi perduti” ma lavorare al confronto sul merito delle singole proposte e situazioni per favorire una città più aperta, accogliente, democratica, vivibile per tutti i cittadini.
Noi non mancheremo a nessuno degli appuntamenti prossimi, orientati con spirito costruttivo a favorire partecipazione delle associazioni, delle organizzazioni sindacali, della società civile, dei cittadini portatori di interessi.

Ilario Simonaggio

mercoledì 20 giugno 2007

Intervista a E. Milanesi*

Cosa pensi dell’appello sui “temi perduti”?

Nel 2004 non ho votato Zanonato sindaco. Dunque, sono libero rispetto alle delusioni e ai rilievi più o meno critici. E’ la banale ragione per cui non ho firmato né firmerò il documento.

Ma hai seguito, da giornalista, il dibattito che si è innescato anche sul blog. Che ne dici?

Discutere fa sempre bene. Soprattutto, nel merito. E chi ha ricevuto una delega non può certo immaginare di averla avuta “in bianco”. Osservo poi che, finalmente, la vostra iniziativa pubblica, diretta, aperta e trasparente ha due meriti. La partecipazione diretta nella valutazione di tre anni di Amministrazione. E la liberazione del dibattito dalle alchimie di palazzo intorno a poltrone e potere.

Analiticamente, come si prospetta la situazione?


Rispondono i fatti. Nel 2004 la candidatura Zanonato anticipava lo schema vincente dell’Unione di Prodi: dall’Udeur a Rifondazione. Poi però quella maggioranza non ha retto. E’ diventata una “cosa” diversa. Magari qualcuno si offende, tuttavia assomiglia molto al pentapartito democratico. Non so se durerà fino al 2009. E’ sicuro che il Dna politico si è già imbastardito oltre misura.

E dunque chi fa sentire la propria voce disturba il manovratore e gioca a favore del centro destra?


Un vecchio adagio. Un disco rotto. Il diritto al dissenso come l’esercizio della critica hanno piena legittimità, fuori e dentro l’Amministrazione comunale. Sono sicuro che nessuno sollecita la giunta Zanonato, programma elettorale alla mano, perché rimpiange il recente passato. Se mai, è proprio questo il vero punto: perché è stata tradita la fiducia di una parte non trascurabile dei padovani che hanno partecipato attivamente al successo del centro sinistra?

Da giornalista, dove scorgi il “tradimento” amministrativo?


Quando Riccoboni evidenzia la continuità sostanziale del suo predecessore e successore. O nelle terrificanti parole in libertà, al bar con un altro ex assessore, di chi presiede la Commissione urbanistica. Nel ruolo di primo piano, manifestamente imbarazzante, di chi rappresenta il “partito del mattone” dalle betoniere fino ai rogiti. Basta e avanza, no?

Qual è l’alternativa possibile?


Rimpiango la Dc, pensa un po’… Padova sta declinando verso la deriva di centro commerciale periferico, di produzione sterile, di rendita catastale, di industria del…nulla. Nemmeno l’Università dà più segnali di coraggio nell’immaginare la città metropolitana d’impronta europea. Ecco, vogliamo serenamente ammettere che nessuno pensa alla Padova del 2020? Forse, si salverà l’eccellenza sanitaria. Ma tutto il resto è davvero pura “manutenzione” del tramonto. Macelleria che va tanto di moda nelle istituzioni.

Tornando ai “temi perduti”, la tua conclusione?


Insistere sulle idee, pensare e ripensare l’impossibile come ammoniva quel cattivo maestro di Max Weber. I politici di professione faranno i loro conti nelle urne, dove ognuno resta libero di concedere o ritirare la delega.

*Giornalista

F Andreose*: Dire di no a volte rafforza il centrosinistra

Caro Sindaco,
il documento elaborato da alcune associazioni e pubblicato martedì scorso dal Mattino non porta le nostre firme perché non reputavamo fosse lo strumento opportuno per un confronto tra il primo cittadino di Padova e un partito che, come il PdCI, ne ha fortemente sostenuto l’elezione.
Non possiamo però negare di condividerne i contenuti, che interpretiamo come esortazioni alla piena realizzazione di un programma elettorale che noi tutti abbiamo condiviso nel lontano 2004, e non come critiche all’operato dell’amministrazione.
L’obiettivo dei firmatari del documento, come pure quello del nostro partito, è chiaro: migliorare la qualità della vita nella nostra città, rafforzare e far recuperare consensi al centrosinistra padovano, continuare a lavorare tutti per il buon governo della città.
Talvolta anche a costo di pronunciare dei sani e costruttivi “no” o di disapprovare pubblicamente il Suo operato,
Se il centrodestra riesce a mantenere l’unità serrandosi attorno alla figura di un uomo forte (Berlusconi o Galan che sia), siamo convinti che l’autocrazia non funzioni per il centrosinistra e che non sia possibile governare una città o un Paese partendo da un programma condiviso per arrivare alla gestione oligarchica e non partecipata della cosa pubblica.
L’unità del centrosinistra si fonda su altri presupposti, si realizza in un quotidiano dialogo tra le diverse anime che lo compongono, in un confronto che non termina il giorno dopo le elezioni.
Forse nel 2004 abbiamo tutti frainteso la Sua idea di partecipazione, forse nessuno dei firmatari del documento è stato invitato alle iniziative di “informazione, coinvolgimento, discussione, ascolto, confronto con tutti i cittadini interessati ad un problema”, all’ “enorme quantità di incontri e di riunioni” cui Lei scrive di aver partecipato.
Forse abbiamo sbagliato a credere che partecipazione significhi anche coinvolgimento nel governo della città di quelle forze politiche che, come il nostro partito, hanno sostenuto la sua elezione senza ottenere rappresentanza in consiglio comunale.
Durante le recenti vicissitudini per la nomina del nuovo assessore, i quotidiani hanno collocato il PdCI fuori della maggioranza. Non è vero, e ci dispiace che le nostre posizioni vengano desunte dalle opinioni riportate di un consigliere.
Forse, se i livelli di comunicazione con l’amministrazione fossero migliori e continui, noi non dovremmo ricorrere ai giornali per farle pervenire le nostre opinioni, per comunicarle che la nostra lealtà alla maggioranza non è in discussione, ma che non siamo nemmeno disposti ad avallare qualsiasi decisione della giunta.
Crediamo che una verifica di programma sui cinque temi indicati dal documento e un aperto confronto con i cittadini e con le forze politiche e associative che hanno portato alla Sua elezione siano un passaggio obbligato per rilanciare il centrosinistra a Padova.
Ovviamente è un consiglio, non una critica.


*Francesca Andreose
per la Segreteria provinciale
del Partito dei Comunisti Italiani

martedì 19 giugno 2007

A. Solero: Al pessimismo della ragione oppongo ottimismo

Mi permetto di intervenire nel dibattito in corso, nella speranza che queste mie poche righe vengano lette per quello che sono: le considerazioni di una cittadina che ancora spera di dare un senso alla propria partecipazione. Ormai è d’obbligo tacciare chi osa esprimere un commento, ancorché un dissenso come disfattista o poco realista. Pensate che, nella mia ingenuità, quando ho deciso di firmare la lettera delle “100 firme” l’ho fatto con il proposito preciso di dare un contributo “costruttivo” alla partecipazione politica nella speranza di incoraggiare e di “aumentare il potere contrattuale” degli assessori più propositivi (v. Bicciato, v. Ruffini) affinché avessero più forza per realizzare i loro progetti.
Perché se è vero che per via Anelli, per i laboratori di quartiere per agenda 21 lo sforzo c’è stato, mi permetto di ricordare che per altri aspetti (non li elenco, voglio solo nominare il famigerato progetto di parcheggio sotterraneo nell’ex foro boario con terminal per autobus a ridosso del Santo!) la sensazione è che chi ha tentato di cambiare davvero il corso delle cose e di rispettare il programma elettorale sia stato lasciato solo a gestirsi i problemi, mentre altri brindavano allegramente a nuovi accordi di palazzo e a nuove edificazioni.
La mia è una visione incompleta, parziale, errata? Possibile, ma questa è l’informazione che passa.
Allora si torna sempre a ragionare di partecipazione, e di modi di fare politica: quali sono i luoghi, i tempi, le situazioni, in cui si può veramente dar voce al confronto, alla discussione?
Come si fa a ricordare a coloro che sono stati eletti che è necessario che del proprio operato rispondano ai cittadini e non a sé stessi?
Per quel che mi riguarda, al pessimismo della ragione (e del cosiddetto “realismo” che sembra pervadere tutte le scelte) oso opporre uno straccio di ottimismo; confido ancora che questa lettera sortisca l’effetto sperato: riaprire il dibattito in città sul programma elettorale, interrogarsi sul senso di alcune scelte, rimettere in movimento i canali della comunicazione e della partecipazione responsabile.

Agnese Solero

L. Cabrelle: Urbanistica e partecipazione – I casi di S.Carlo e della palestra alla scuola media Falconetto

Il blog sui temi perduti della giunta Zanonato sta avendo un buon successo. Questo fatto indica il desiderio di partecipazione che anima molti cittadini quando vengono trattati temi concreti, che li riguardano direttamente. È indice anche dell’interesse che avrebbe avuto “il forum dei cittadini”, previsto nel programma del sindaco, qualora fosse stato attivato.
Il nuovo metodo di partecipazione alle decisioni dell’amministrazione comunale, che emergeva come prioritario fin dalle prime righe del programma elettorale, di fatto non viene percepito. Questo sta a significare che troppe scelte sono vissute come calate dall’alto, senza la ricerca del necessario consenso, che non potrà esserci se i cittadini non vengono coinvolti fin dalla programmazione degli interventi che incideranno sul loro modo di vivere e di abitare la città.

Faccio due esempi concreti che interessano, sotto diversi aspetti, il vicesindaco Claudio Sinigaglia.
Il primo si riferisce alle cosiddette “Torri di S.Carlo”. Nella stizzita risposta all’uscita dell’appello delle cento firme, il vicesindaco, riferendosi al caso di S.Carlo, dice “Quando abbiamo fatto il referendum per le torri Gregotti avevano promesso un piano alternativo. Dov’è? Ecco un esempio di come partecipazione si traduce solo in una serie di no”. Ma è proprio perché non c’è stata partecipazione che si è arrivati al pasticcio del referendum. Non è certo presentando un progetto contrattato tra uffici ed imprenditori privati, e chiedendo un sì o un no, che si fa partecipazione.
Il comune prima di affidare all’iniziativa privata la trasformazione di un importante ambito del territorio comunale deve avere indagato, attraverso un reale percorso partecipativo, quali siano esigenze e aspettative dei cittadini, interessati da quel progetto. Deve avere, cioè, individuato quale modello di sviluppo del loro territorio interessa ai cittadini che lo abitano, avendo a mente un modello di sviluppo complessivo della città, su cui si sia già discusso. Solo così potranno essere date le direttive necessarie perché il progetto sia sviluppato secondo obiettivi preventivamente condivisi (...).
Quando mai, poi, gli oppositori al progetto erano tenuti a presentare una soluzione alternativa? I progetti li sviluppano i professionisti incaricati. Chi ha detto no alle torri di S.Carlo era tenuto a dire cosa di diverso si attendeva dalla riqualificazione del luogo centrale del proprio quartiere, e questo, anche se con indicazioni non uniformi, è stato fatto. Questi indirizzi figurano, peraltro, negli atti finali del percorso partecipativo del PAT del quartiere 2. Credo che tutti coloro che hanno bocciato il progetto vogliano che il centro di S.Carlo non rimanga così com’è, ma che sia realmente riqualificato. Spetta all’amministrazione comunale, facendo propri gli indirizzi emersi nel laboratorio partecipativo del PAT di quartiere, coinvolgere i privati affinché predispongano un nuovo progetto, che tenga conto delle aspettative dei cittadini e che ponga gli edifici e gli spazi pubblici al centro della progettazione, al fine di esaltare la funzione di aggregazione sociale della nuova centralità urbana. Il comune finora è rimasto inerte, nonostante la disponibilità, manifestata dal promotore privato, a rielaborare il progetto (...). Questa inerzia è ingiustificata in quanto nulla vieta di riprendere la discussione sul nuovo assetto dell’area, secondo i criteri sopra richiamati, al fine di poter arrivare entro la fine del mandato del sindaco all’approvazione del nuovo progetto.
Per confutare l’assunto del vicesindaco ("la partecipazione si traduce in una serie di no"), ricordo che Legambiente ha partecipato, su richiesta del geom. Favaro, promotore dell’intervento, ad almeno tre incontri per porre le basi di una nuova progettazione. Anche a seguito di questi incontri il geom. Favaro ha sottoposto all’amministrazione una serie di proposte alternative, che meritano di essere approfondite.

Il secondo esempio di partecipazione mancata è quello rappresentato dalla copertura, con una struttura in legno lamellare e copertura in PVC, del campo di basket della scuola media Falconetto, abbattendo un pioppo vecchio di almeno 45 anni. Si tratta di un intervento modesto, ma che va ad urtare la sensibilità di chi abita in quella zona ed è affezionata al mantenimento di quello spazio verde e che viene percepito come elemento qualitativo in un ambito caratterizzato da edilizia popolare.
Invero la struttura prevista crea non poche perplessità: per l’incongruenza del volume, per la povertà del materiale, per la reale necessità da parte della scuola. Va precisato, infatti, che la struttura dovrebbe essere funzionale allo svolgimento dell’educazione fisica degli studenti della scuola e solo in via complementare essere utilizzata per attività extra scolastiche. Il dimensionamento della struttura, comunque, non può essere incongruo rispetto alle esigenze scolastiche, pena il rischio di illegittimità dell’opera.
Quel che qui rilevo, però, è che si è privilegiato un interesse di parte, per semplici ragioni di economicità, senza tenere nel giusto conto l’interesse dei residenti. Possibile che nessuno si sia posto il problema che quest’opera, sicuramente invasiva, avrebbe originato qualche dissenso? Il vicesindaco, nella sua qualità di assessore allo sport, avrebbe forse dovuto chiedere che l’iniziativa fosse preventivamente illustrata ai residenti, al fine di verificarne il grado di consenso. Trattandosi di due interessi legittimi, ma contrapposti, l’amministrazione è ora tenuta a trovare un compromesso.
Mi permetto di suggerire una soluzione. Nelle vicinanze è prevista la realizzazione di un centro civico. I centri civici, nel comune di Padova, non sono costituiti da strutture pubbliche, ma da una serie di attività di interesse collettivo tra cui servizi, spazi commerciali ed anche spazi pubblici, in una certa percentuale. Trattandosi di interventi di iniziativa privata, solitamente come centri civici vengono proposti dei centri commerciali con qualche spazio polifunzionale da assegnare al comune per gli usi pubblici. Si può valutare se, a scomputo degli oneri e quindi senza costi per il comune, tra gli spazi pubblici il privato non possa realizzare anche la tanto ambita palestra?

Un commento finale. Gli amministratori non si devono adontare dei rilievi che vengono mossi nell’appello dei cento, perché la finalità è quella di ridare slancio alla loro iniziativa, calibrando gli obiettivi per un più marcato, e percepibile, conseguimento dell’interesse pubblico. Ci sono ancora due anni. Bisogna, però, avere coraggio.

Lorenzo Cabrelle - Legambiente Padova

lunedì 18 giugno 2007

C. Bernini: Risposta al Sindaco

Sindaco Zanonato, sul tema della Partecipazione concordo con lei che il potere
decisionale spetta alle assemblee elettive, ma non si può affermare che
– attualmente - il percorso sia stato completato.
Lei è contrario alla partecipazione intesa come “aggregazione di NO”, ma è
proprio qui il punto: perché tanta gente dice NO? Risposta: perché non c’è
stata “Partecipazione” (Attiva, non passiva = concertazione su progetti già
definiti).
Il punto è che si ha la sensazione che per le amministrazioni pubbliche
la “Partecipazione” venga ancora intesa come un “appesantimento procedurale”,
da evitare se possibile, motivato con la necessità di “rispondere alle richieste
dei cittadini ottimizzando i tempi”.
Ma la Partecipazione è prima di tutto uno strumento per perseguire il bene
comune, inteso quale “coesione sociale”, senso di appartenenza alla comunità
locale.
In tal senso, in tema di Pianificazione territoriale, significa tendere
all’estensione/assunzione dell’”urbanistica partecipata” come prassi di
“governance” delle trasformazioni urbane. Un esempio: sarebbe opportuno
inserirla nell’iter di redazione dei Piani Urbanistici Attuativi (riconfermati
dalla nuova legge regionale urbanistica) e che riguarderanno anche gli ambiti
destinati a perequazione dalla “Variante ai Servizi”, sia per quelli di
iniziativa pubblica che privata.
Tornando a quanto scrive, è vero che su tanti temi Lei ha incontrato più volte
i cittadini nelle assemblee di quartiere, ma sull’Urbanistica sono palesi i
limiti ancora insiti nel “parere non vincolante del quartiere” su progetti già
definiti a livello centrale (per es. su aree a centro civico…).
Meglio sarebbe “sentire il quartiere” (i cittadini), durante la fase di
redazione dei progetti. (proposta peraltro espressa da un relatore – Dirigente
Urbanistica Provincia di Reggio Emilia - al recente convegno del Comune di
Padova sulla Perequazione).
Ciò produrrebbe gli effetti sociali positivi sopracitati, riducendo
sostanzialmente/eliminando il rischio di scontro che attualmente si può
verificare.
In ultimo, Lei chiedeva se esistono in Italia esempi di “partecipazione
alternativa alla rappresentanza eletta”. Ritengo sviante l’idea di una
partecipazione “di maggioranza” o di “minoranza” (riferendosi al campo
politico); basta prendere coscienza che in Italia la Partecipazione “è ancora
gli albori”. Guardiamo oltre confine, oltre continente; per es. negli USA l’
Urbanistica partecipata è una realtà da diversi decenni, estesa al grande
pubblico anche grazie all’ausilio della telematica.

Bernini Cosetta
(componente Parco Guizza e Salvaguardia del Verde)

L. Calimani: Risposta al Sindaco

Carissimi, tornando a Padova ho letto la risposta di Zanonato titolata “Dire solo no, non aiuta”, in risposta all’appello dei "100".
Allora ho pensato che forse non ha capito bene (lui, oppure io), perché la richiesta è di fare di più, non di meno. I "100" non chiedono di “non fare”, ma di “fare”. Chiedono più efficienza nei settori che migliorano la qualità della città.
Cose positive sono state fatte, ma a metà percorso, e anche il sindaco lo riconosce, è giusto decidere su cosa puntare energicamente e prioritariamente. E ognuno deve dare il suo contributo. Poi spetta all’organo elettivo e a quello esecutivo decidere e fare.
Partire da cose realistiche e logiche come l’attuazione del PRG per le parti relative agli spazi pubblici (verde, parcheggi alberati, piazze..) che sono da anni sulla carta, significa rispettare le regole della pianificazione e assicurare il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini. Certo, per motivi finanziari, non tutti gli standard pregressi potranno essere realizzati, ma possono essere decise alcune grandi operazioni di riqualificazione urbana sulle quali giocare il futuro urbanistico della città e dei quartieri, come l’area di “ San Carlo”. Non per costruire metri cubi, ma per realizzare spazi pubblici attrezzati, anche investendo risorse finanziarie pubbliche che a questo debbono servire. Una parte dei 7 milioni e 900.000 € degli oneri di urbanizzazione versati nel 2006, possono avere questa destinazione.
E’ un obbiettivo che vorrei veder perseguire in questa città.

Luisa Calimani - urbanista

A. Motta P. Wieczorek: Né processi né slogan: una piccola proposta di dialogo

La "provacazione" dei 100 e la garbata risposta del sindaco ci pare che stiano dando dei frutti: si ricomincia a parlare con quella parte di società che, a torto o a ragione, si sente esclusa da alcune scelte dell'amministrazione, anche se si tratta solo di una parte di cittadini e credo che faccia bene il sindaco a ricordarlo. In città vivono infatti imprenditori, commercianti, impiegati, immigrati ecc. e il sindaco deve dare risposte alle esigenze di tutti. Tuttavia esiste a Padova un movimento di persone e associazioni che segue con particolare attenzione gli avvenimenti cittadini, è attento alle tematiche ambientali e alle scelte urbanistiche, esprime desiderio di partecipazione. Anche con questi soggetti fu elaborato un programma elettorale che certamente ha dato buoni frutti, come ricordano Bicciato e Bastianello ed altri riconoscono. Padova è infatti la prima città italiana nella raccolta differenziata e guida il gruppo nazionale degli enti locali di Agenda 21 per Kyoto, a Padova è stato assegnato il premio nazionale per il miglior Piano Energetico, e il riconoscimento nazionale di città equa e solidale; intelligente inoltre è stato il comportamento sui temi dell'immigrazione in Via Anelli come sui percorsi di convivenza, sulla promozione della cultura della non violenza e, da ultimo, sui mediatori culturali ecc.
Il sindaco nella risposta ai 100 afferma che "Questa discussione è comunque un'occasione utile per fare il punto, dopo tre anni di governo cittadino e per aprire un confronto sul futuro". Non si tratta di una "verifica", perché non è in discussione il sostegno alla giunta, quanto invece di un'occasione per riannodare i legami con quel mondo di associazioni e persone che oggi manifestano perplessità su alcune scelte fatte. Momenti di crisi nel rapporto tra amministrazione e cittadini ci sono stati ed è bene parlarne. Ricordiamo solo due esempi: il referendum all'Arcella, in cui circa settemila cittadini hanno bocciato la proposta della giunta, e l'edificazione di un complesso ampio di appartamenti al parco Iris, che sottrae spazio al verde pubblico, scelta fatta dall'amministrazione comunale, con una variante al piano regolatore, che ha abbassato l'indice di fabbricazione, ma che ha ugualmente procurato proteste di comitati e cittadini.
Riprendere la discussione ora che si è riavviato un dibattito su nuove forme di partecipazione è giusto. Nessuno scandalo quindi, solo una discussione franca e leale, che dovrebbe svolgersi pubblicamente, come sta avvenendo, e magari un domani non solo sulle pagine dei giornali o su un blog, per quanto meritorio. In questo senso ci permettiamo di avanzare una modesta proposta: perché non programmare (da settembre, se si ritiene che l'estate sia ormai troppo vicina) degli incontri su alcune delle questioni sollevate, ai quali partecipino tanto il Sindaco o altri rappresentanti della giunta, quanto i suoi "critici", quanto soprattutto i tanti cittadini che sono coinvolti direttamente dalle scelte in questione? Noi crediamo che ciò sarebbe utile e importante, a patto che lo si faccia con intento costruttivo da tutte le parti. In questi incontri si potrebbero anche avanzare proposte concrete per dare forza ad un'idea e ad una pratica della partecipazione che non si limiti alla pur importante versione "di un'ampia consultazione" che ne dà il sindaco, ma si estenda a forme di "devoluzione" del potere decisionale, tramite gli enti periferici come i consigli di quartiere, ai cittadini.
Nessun processo, quindi, nessuna abiura: ma nessuna autosufficienza, e niente slogan. Solo con la responsabilità di tutti sarà possibile fare di questa vicenda un'occasione di dialogo e di miglioramento della vita nella nostra città.

Attilio Motta
Paolo Wieczorek

domenica 17 giugno 2007

P. Minervini*: In riferimento alla “palestra della discordia” di Forcellini

La “Nave” e gli “Acchiappanuvole” (Platone, “La Repubblica”Ed. Mondatori, 1990 pp.467-469)

La Politica, secondo Platone, è una scienza e come tale deve essere appresa da parte di chi aspira a governare la “nave”.
Vorrei raccontare una storia di quartiere padovano, che forse risulterà per alcuni irrilevante all’interno delle vicende più generali che investono l’amministrazione della città, condotta in questi tre anni dalla giunta del sindaco Zanonato, ma a nostro avviso è sintomatica di una disarmante e al tempo stesso allarmante delusione, che in queste settimane da più parti della cittadinanza si va levando nei confronti dei “marinai” della “nave-Padova”.
Giovedì 7 giugno presso Villa Berta alcuni rappresentanti del “Comitato Spontaneo per la Salvaguardia dell’Area Verde Scuola Media Falconetto” hanno incontrato il signor C. Sinigaglia, Assessore allo Sport, il signor A. Micalizzi, Presidente del Consiglio di Quartiere 3 sud-est (...).
La questione portata dal comitato stava nel chiedere una seria pausa di riflessione, per riconsiderare a fondo la scelta del luogo, relativa alla collocazione, nel bel mezzo di un’area residenziale e a ridosso di alcune palazzine, dell’enorme copertura in PVC di un campetto da basket, che si trova all’interno dell’area verde in questione, già peraltro fornita di palestra coperta.
(...) Il cuore del discorso mi è parso quello dell’Assessore allo Sport, che candidamente ha dichiarato che la scelta del luogo ha una mera radice economica: pochi soldi, ergo si va al risparmio, collocando quindi la copertura in PVC non dove sarebbe più idoneo inserire un simile materiale, ma dove è più facile e veloce: ovverosia in pieno quartiere, ovverosia all’interno della città.
Tristemente ci pare di poter dire che il metodo adottato da Sinigaglia e dai suoi collaboratori sia prossimo al metodo casalingo, volgarmente noto con l’espressione “fare i conti della serva”, (...), ma assai lontano da quel metodo molto più articolato e arduo, che passa attraverso la trasversalità delle competenze, premessa imprescindibile per garantire una meditata e concertata politica urbanistica e ambientale (...).
Ma, da quanto leggo sul Mattino di Padova (17/05) l’assessore allo sport Sinigaglia “esulta” per il suo “record personale”, poiché si tratta della sua undicesima palestra in tre anni. Mi viene da sospettare che al Nostro stia più a cuore il suo vanto personale piuttosto che il bene della città stessa, il quale Bene, come apprendiamo dal Filosofo, se è veramente tale, è anche profondamente Bello.
Più bello del PVC senza dubbio è il pioppo di almeno 45 anni, in buona salute, alto circa una ventina di metri, insomma una vera gioia per le anime che sappiano ammirarlo e contemplarlo, esultando per ben altri prodigi, che vanno sotto il nome di “Creato”.
Quello dei residenti, invece ha un altro nome: “diritto alla qualità della vita”. Questa verrebbe fortemente penalizzata da una scelta così evidentemente superficiale, una scelta che sacrifica l’ennesima area verde comunale agli altari degli interessi di qualcuno o di molti.
E intimamente “interessato” alla formazione di bambini, ragazzi e anziani si dichiara fortemente il signor Camporese, che (...) nel suo discorso prospetta scenari di violenza e di degrado per tutti quei ragazzi che non dovessero potersi allenare sotto il nuovo tendone in PVC a causa “dell’egoismo” dei cittadini che a questo tendone si oppongono.
Circa il povero pioppo si lascerà scappare (...): “a me del pioppo non me ne frega un bel niente”. Eloquente! (...).
Di “egoismi privati” accusa i residenti anche la signora Pagano (...). È forse miope? Non si accorge che, così pensando, non solo non salvaguarda la già scarsa bellezza naturale del Quartiere, ma contribuisce a deturpare la bellezza della città tutta. Questione di ottica, linguistica e di disinformazione. Non ha forse letto del vecchio pioppo abbattuto in via Mario; dei circa 50 alberi che rischiano l’abbattimento presso il parco Fistomba; della assai discutibile “passeggiata” in riviera Mussato; del progetto Crotti ...

Ma viene in aiuto un blog Temi Perduti (...).
Caro Platone, allora e ora, “marinai in lite fra loro per il governo della nave, che ognuno reclama per sé senza avere mai imparato l’arte della navigazione”.
Vorrei tanto poter incontrare un “vero pilota che sappia osservare l’anno, le stagioni, il cielo, gli astri, i venti e tutto quanto concerne la sua arte” (1990, pp.467-469). Vorrei tanto poter incontrare un vero “Acchiappanuvole”... perché così, credo, lo chiamerebbero i Signori che ho ascoltato molto attentamente giovedì sera presso Villa Berta.


* Palma Minervini
del Comitato Salvaguardia Area Verde Scuola Falconetto

G. Zielo: Risposta al Sindaco

adova,14/06/07

Padova,14/06/07

Abbiamo letto con molto interesse sul blog ed Ecopolis l’appello dei firmatari intitolato “Temi perduti” e ci riserviamo di far seguire quanto prima un nostro intervento sul tema. Comunque a caldo dobbiamo esprimere le molte nostre perplessità, più che sull’attuale operato di Zanonato&C., sulla possibilità che l’attuale Giunta possa cambiare rotta.

Il vero problema riguarda proprio la capacità degli attuali amministratori, anche con tutta la loro buona volontà, di esprimere una politica adeguata per la città.

Per farlo, ci vuole una cultura e una professionalità che gli attuali amministratori, a nostro avviso, sembrano non dimostrare. Vorremo sbagliare ma molte sono state le occasioni e le verifiche: il tram, le lucciole, l’affare Covi, Via Anelli, lo spritz, le scelte urbanistiche, i privilegi e gli sprechi,l’inquinamento (gravissimo) e, soprattutto, i rapporti con la gente.

Qui al Portello, vedi spritz e contratto di quartiere in particolare, raramente ci hanno ascoltato e mai fatto proprie le nostre proposte. Quando difetta poi la cultura, ogni decisione o progetto rischia di nascere male .Soprattutto impera un provincialismo, esteso a quasi tutta la classe politica padovana.

Padova merita una dirigenza diversa, all’altezza della situazione. Una dirigenza che coinvolga le tante piccole e grandi realtà padovane: l’Università e gli studenti, le imprese, le associazioni, i commercianti e gli artigiani, le banche, gli extracomunitari, gli intellettuali, i cittadini qualsiasi.

In extremis, anche perché non esistono alternative, vorremmo, unendoci ai firmatari dell’appello, invitare il Sindaco a cui ci lega una reciproca (?) simpatia umana a cambiare la squadra politica, consultando veramente i padovani, specialmente quelli che hanno a cuore le sorti della città.

E’ possibile quanto proponiamo? Si potrebbe cominciare dalle Commissioni Comunali che, anziché essere formate da esponenti politici scelti con il manuale Cencelli, potrebbero includere le persone più valide della società reale.

Certo, a conferma del nostro sconcerto e del nostro pessimismo,la dice lunga la pochezza morale e culturale dei protagonisti, l’insulto da parte del Sindaco rivolto ai rappresentanti del PRC, alleati di governo, definiti “scarti della storia”.

A parte il fatto che l’epiteto potrebbe prestarsi ad una reciprocità storica, è incredibile la passività dei destinatari, muti e tetragoni.

C’è un futuro per Padova con questi personaggi?


Cordialmente, il Direttore

Giuseppe Zielo

Libreria IL Libraccio S.a.S. Padova,14/06/07 - Centro Studi e Documentazione Portello

dova,14/06/07


Padova,14/06/07