giovedì 28 giugno 2007

A. D'Agostino: Intervento nel dibattito

Credo che se c’è un elemento indiscutibile, emerso chiaramente nel dibattito cittadino lanciato dall’appello temi perduti, questo è, ancora una volta, l’assoluta sordità dell’Amministrazione Comunale, e soprattutto del primo cittadino e del suo entourage. Non è una novità, non è la prima volta, e temo non sarà neppure l’ultima nei due anni che mancano a fine mandato, ma la risposta (le risposte) che vengono da palazzo alla seria e più che ponderata critica dei firmatari dell’appello è di una semplicità disarmante: o sei con me o contro di me; se raccogli firme per discutere la mia politica del territorio, ti annullo con un contro blog. Seguiranno altre misure…
E’ così che andiamo avanti a Padova da un bel po’ di tempo, con un dibattito ingessato, con un’arena politica assolutamente asfittica, che regala al centro destra risultati insperati, e senza neppure la fatica di conquistarseli.
Noi verdi (i pazzarielli, ci definisce Franzin) ci siamo da tempo abituati a questo tran tran. L’aut aut l’abbiamo rispedito al mittente da tempo e francamente non ne siamo per nulla pentiti: abbiamo continuato a partecipare alle iniziative che riteniamo positive (l’azione amministrativa contro l’elettrosmog, ad esempio) ma ci siamo presi il lusso di opporci alle scelte urbanistiche devastanti per il territorio (dalle torri Gregotti al Ponte Verde, dalla variante Mariani all’auditorium).
Attenzione: in questi tre anni c’è un’unica commissione comunale che non ha praticamente mai saltato una settimana, ed anzi si è riunita anche più volte: la V°, commissione urbanistica, presieduta da Sandro Faleschini, con assessore (Mariani) iper presente. E lì è passato tanto, ma tanto di quel cemento (non solo la variante, ma decine e decine di PIRU e PIRUEA), che appesterà la città per decenni. Tutto quello che c’era prima, di cui non si è revocato niente, e molto altro.
Pazzarielli ? Sarà, ma a noi sembra più folle star dentro all’asse Zanonato-Casarin, che è fatto di strade (mica stradine, GRA), speculazioni edilizie (PP1 docet) e governo autoritario del territorio.
Sì perché l’altro capo della fune che il centro sinistra padovano si sta mettendo al collo è la conquista del primato in campo di moralismo (vedi ordinanza contro la prostituzione), di senso del “decoro” (crociate varie anti accattoni, zingari, spritz), di intolleranza ed incapacità di dialogo (ricordate “ il muretto prodromico al terrorismo” davanti all’ufficio di Mariani ?). A quante altre strette di mano con Ascierto dovremo assistere nei due anni che ci separano dalle elezioni?
“Diritti sicuri” è l’altro appello a cui io ho aderito, come alcuni dei firmatari del vostro. Non è alternativo, nasce e cresce dal rifiuto del totalitarismo culturale che permea l’azione di questa amministrazione.
Certo noi abbiamo fatto una scelta radicale, e non perché ci piaccia fare la parte dei puristi, ma perché di fronte all’assoluta indisponibilità di questa amministrazione a discutere e a farsi inquinare dal rapporto con il territorio, con i comitati, con le associazioni, con i cittadini abbiamo preferito tornare dalla parte dei comitati e dei cittadini. Il tema perduto di cui parla l’appello è quello che per noi costituiva la centralità del nuovo rapporto con il territorio e le sue esigenze; l’assessorato alla partecipazione doveva rappresentare proprio questo, una cessione di potere verso il basso. Non c’è voluto molto per capire che l’interpretazione corrente a palazzo della “partecipazione” era in realtà condensata nella “comunicazione informativa” delle decisioni, con i patetici schemini di cui Scortegagna era maestro.
Concludo: la vostra iniziativa dimostra che a Padova c’è ancora vita sociale e politica inascoltata, c’è ancora voglia di discutere di cose serie, c’è ancora voglia, bisogno, ineludibile necessità di contare nelle decisioni. L’esperienza del “referendum Gregotti” è stata, sotto questo profilo, estremamente significativa ed ha saputo coniugare l’intelligenza di più soggetti con la volontà del territorio di non farsi saccheggiare (ulteriormente); credo che non vada sprecata, che vada ripresa, non solo per fare un “piano alternativo per l’arcella” (difficile oggi pensare che vada in porto, con l’aria che tira…), ma per creare le condizioni per arrivare a fine corsa con successo, con intorno l’aria per respirare, l’acqua per nuotare e soprattutto con la voglia di continuare a battersi per una città diversa, accogliente, umana, meno cementificata (ed asfaltata).

Aurora d’Agostino - Verdi Padova

1 commento:

Anonimo ha detto...

"Temi perduti" mi piace perché è una cartina di tornasole del modo di fare politica dei vari soggetti padovani. C'è chi accetta un dibattito aperto e vi partecipa, coraggiosamente, cogliendo il carattere di occasione irrepetibile di quest'iniziativa, e chi invece si sente scavalcato, perché si ritiene l'unico legittimo rappresentante dei cittadini padovani, e reagisce facendosi il suo appello.
Così ha fatto Zanonato e così ha fatto anche la Disobbedienti Spa, holding ramificata che guarda caso lancia "Diritti sicuri" proprio dopo "Temi perduti".
L'iniziativa è piuttosto triste: dei 12 promotori ben 7 sono società controllate dalla holding Disobbedienti (Kilombo, Copyriot, Pedro, Ya Basta, Razzismo Stop, Global Student, Adl), mentre le altre sono semplici partecipate.

Poi arriva la rappresentante in Consiglio Comunale della Spa a fare propaganda, approfittandone per attaccare Scortegagna nel solito squallido regolamento di conti interno ai Verdi degno della logica mastelliana delle correnti.

Che città di merda. Quando sarà che si potrà discutere insieme senza il bisogno che arrivino i soliti noti a metterci il cappello sopra?