mercoledì 20 giugno 2007

Intervista a E. Milanesi*

Cosa pensi dell’appello sui “temi perduti”?

Nel 2004 non ho votato Zanonato sindaco. Dunque, sono libero rispetto alle delusioni e ai rilievi più o meno critici. E’ la banale ragione per cui non ho firmato né firmerò il documento.

Ma hai seguito, da giornalista, il dibattito che si è innescato anche sul blog. Che ne dici?

Discutere fa sempre bene. Soprattutto, nel merito. E chi ha ricevuto una delega non può certo immaginare di averla avuta “in bianco”. Osservo poi che, finalmente, la vostra iniziativa pubblica, diretta, aperta e trasparente ha due meriti. La partecipazione diretta nella valutazione di tre anni di Amministrazione. E la liberazione del dibattito dalle alchimie di palazzo intorno a poltrone e potere.

Analiticamente, come si prospetta la situazione?


Rispondono i fatti. Nel 2004 la candidatura Zanonato anticipava lo schema vincente dell’Unione di Prodi: dall’Udeur a Rifondazione. Poi però quella maggioranza non ha retto. E’ diventata una “cosa” diversa. Magari qualcuno si offende, tuttavia assomiglia molto al pentapartito democratico. Non so se durerà fino al 2009. E’ sicuro che il Dna politico si è già imbastardito oltre misura.

E dunque chi fa sentire la propria voce disturba il manovratore e gioca a favore del centro destra?


Un vecchio adagio. Un disco rotto. Il diritto al dissenso come l’esercizio della critica hanno piena legittimità, fuori e dentro l’Amministrazione comunale. Sono sicuro che nessuno sollecita la giunta Zanonato, programma elettorale alla mano, perché rimpiange il recente passato. Se mai, è proprio questo il vero punto: perché è stata tradita la fiducia di una parte non trascurabile dei padovani che hanno partecipato attivamente al successo del centro sinistra?

Da giornalista, dove scorgi il “tradimento” amministrativo?


Quando Riccoboni evidenzia la continuità sostanziale del suo predecessore e successore. O nelle terrificanti parole in libertà, al bar con un altro ex assessore, di chi presiede la Commissione urbanistica. Nel ruolo di primo piano, manifestamente imbarazzante, di chi rappresenta il “partito del mattone” dalle betoniere fino ai rogiti. Basta e avanza, no?

Qual è l’alternativa possibile?


Rimpiango la Dc, pensa un po’… Padova sta declinando verso la deriva di centro commerciale periferico, di produzione sterile, di rendita catastale, di industria del…nulla. Nemmeno l’Università dà più segnali di coraggio nell’immaginare la città metropolitana d’impronta europea. Ecco, vogliamo serenamente ammettere che nessuno pensa alla Padova del 2020? Forse, si salverà l’eccellenza sanitaria. Ma tutto il resto è davvero pura “manutenzione” del tramonto. Macelleria che va tanto di moda nelle istituzioni.

Tornando ai “temi perduti”, la tua conclusione?


Insistere sulle idee, pensare e ripensare l’impossibile come ammoniva quel cattivo maestro di Max Weber. I politici di professione faranno i loro conti nelle urne, dove ognuno resta libero di concedere o ritirare la delega.

*Giornalista

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Colgo quest'occasione per rendere merito pubblicamente a Milanesi, giornalista che "continua" a fare inchieste. Complimenti, una lettrice, Renata

Anonimo ha detto...

E' sorprendente che nelle società di oggi sempre più spesso siano i giornalisti (che si dovrebbero occupare di cronaca quotidiana) a ricordarci fatti di poco tempo addietro, ad aiutare cioè la memoria collettiva che è sempre più labile.
Sul Basso Isonzo infatti il centro sinistra sta realizzando un parco-giardino che ha le stesse dimensioni (ridotte) di quello previsto dal centro destra (Riccoboni = Mariani) risultato degli stessi identici indici di edificabilità (Riccoboni = Mariani).
Con una piccola differenza, in peggio: adesso la grande aree è stata suddivisa in due subaree, tanto per facilitare gli accordi fra grandi proprietari ...
Giovanna Schiavon