lunedì 18 giugno 2007

L. Calimani: Risposta al Sindaco

Carissimi, tornando a Padova ho letto la risposta di Zanonato titolata “Dire solo no, non aiuta”, in risposta all’appello dei "100".
Allora ho pensato che forse non ha capito bene (lui, oppure io), perché la richiesta è di fare di più, non di meno. I "100" non chiedono di “non fare”, ma di “fare”. Chiedono più efficienza nei settori che migliorano la qualità della città.
Cose positive sono state fatte, ma a metà percorso, e anche il sindaco lo riconosce, è giusto decidere su cosa puntare energicamente e prioritariamente. E ognuno deve dare il suo contributo. Poi spetta all’organo elettivo e a quello esecutivo decidere e fare.
Partire da cose realistiche e logiche come l’attuazione del PRG per le parti relative agli spazi pubblici (verde, parcheggi alberati, piazze..) che sono da anni sulla carta, significa rispettare le regole della pianificazione e assicurare il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini. Certo, per motivi finanziari, non tutti gli standard pregressi potranno essere realizzati, ma possono essere decise alcune grandi operazioni di riqualificazione urbana sulle quali giocare il futuro urbanistico della città e dei quartieri, come l’area di “ San Carlo”. Non per costruire metri cubi, ma per realizzare spazi pubblici attrezzati, anche investendo risorse finanziarie pubbliche che a questo debbono servire. Una parte dei 7 milioni e 900.000 € degli oneri di urbanizzazione versati nel 2006, possono avere questa destinazione.
E’ un obbiettivo che vorrei veder perseguire in questa città.

Luisa Calimani - urbanista

1 commento:

temiperdutipadova ha detto...

Acs – La Zattera urbana, Amici della bicicletta (Fiab), Amissi del Piovego, Aprile, Associazione per la salvaguardia idraulica del territorio padovano, CGIL, Comitato difesa Colli Euganei, La Biolca, Legambiente, Rete degli architetti e urbanisti “Città Amica”, WWF oggi diffondono pubblicamente un appello che fa il punto sui problemi urbanistici-ambientali del nostro territorio, ma anche sulle opportunità che la redazione dei Piani di Assetto Territoriale comunale ed intercomunali (previstI dalla nuova legge urbanistica regionale n. 11 del 23 aprile 2004) offrono per iniziare a superarli.

L’appello ha vari destinatari, oltre alla cittadinanza tutta.

 Il Sindaco di Padova Flavio Zanonato, il Presidente della Provincia Vittorio Casarin, e le loro Amministrazioni, a cui i firmatari chiedono di prendere posizione pubblicamente sui nodi individuati e sulle proposte contenute, aprendo, nel contempo il più ampio dibattito possibile. Sarebbe auspicabile che questi enti organizzassero momenti di discussione pubblica sui temi sollevati (convegni, consigli comunali e provinciali aperti, riunioni di consigli di quartiere ad hoc…).
 Agenda 21. L’elaborato è inoltre un contributo alla redazione del documento preliminare del Piano di Assetto del territorio (PAT) del Comune di Padova. Da ottobre un specifico Forum organizzato da Agenda 21, ha visto numerosi rappresentanti della società civile e i consulenti urbanistici incaricati dal Comune confrontarsi per mettere a punto un documento sui cui la Giunta dovrà pronunciarsi. Quello avvenuto ad Agenda 21 è stato un dibattito ricco e propositivo, ma è ora di portarlo all’aperto coinvolgendo tutta la città.

Ma cosa ha spinto tante organizzazioni sociali a prendere la parola su un tema apparentemente “per addetti ai lavori” come quello dei PAT? Il fatto è che i Piani di Assetto del territorio, Comunale ed intercomuanale, rappresentano forse l’ultima occasione per voltare pagina rispetto ad una gestione del territorio pesantemente compromesso da decenni di massiccia edificazione, che raramente ha fatto i conti con la sostenibilità ambientale.
Infatti nella nostra città le forze sociali della rendita fondiaria ed il partito trasversale della speculazione immobiliare hanno una lunga tradizione egemonica che ha condizionato le scelte urbanistiche, portando ad un’edificazione spesso indiscriminata e in contraddizione con i Piani regolatori.

Devono cambiare le priorità: la salvaguardia della salute, dell’ambiente, dei beni culturali, del paesaggio diventino centrali e condizionanti lo sviluppo economico e territoriale. Ma bisogna anche concepire le politiche (mobilità, sistema ambientale, chiusura dei cicli ecologici, rischio idraulico, inquinamento, localizzazione delle attività produttive e dei servizi, …) nella giusta scala, che è quella della dimensione metropolitana (Padova e comuni contermini). Inoltre, data la crescente complessità dell’organismo urbano ed in ragione del moltiplicarsi dei soggetti pubblici e privati che concretamente ne condizionano lo sviluppo, le politiche debbono essere elaboravate attraverso un incisivo processo partecipativo.



Invece persistono ancora molti i progetti che possono comportare pesanti ricadute ambientali. Alcuni esempi:
• Il nuovo anello di tangenziali (GRA) ad esempio, attrattore di nuovi insediamenti commerciali e residenziali. Ritornano progetti degli anni ’80, quali il “Passante urbano est-ovest” a sud dell’Arcella (elegantemente ribattezzato “Arco di Giano”). Assistiamo all’irrazionale ubicazione del nuovo Auditorium nell’area di piazzale Boschetti, mentre emergono proposte di inserimento nel centro storico di nuove funzioni commerciali ad elevato impatto ambientale (vedi Antonianum…).
• Non migliore è la situazione del territorio periurbano e dei comuni dell’area metropolitana, tra i quali sembra essere in atto una gara per la localizzazione di nuove espansioni commerciali, industriali e residenziali, prive di una programmazione strategica: una crescita a pelle di leopardo che distrugge aree agricole, comporta ulteriori consumi energetici e genera alti livelli di inquinamento atmosferico.
• Il peggior esempio lo dà la stessa Regione Veneto, che approva una legge urbanistica ispirata alla sostenibilità ambientale e poi appoggia la nuova città commerciale “Veneto City” tra Dolo e Mirano e finanzia nuove dirompenti infrastrutture stradali, tra le quali non solo il prolungamento della Valdastico ma anche l’incredibile “camionabile Padova – Venezia” che dovrebbe occupare i suoli già destinali all’idrovia Padova – Mare e costituire l’asse portante di nuovi insediamenti.
• Esemplare è però anche l’ultima Variante di PRG di Padova (Variante ai servizi) che, nella relazione introduttiva, afferma di voler porre in atto una “nuova strategia ecologica per la città” e poi consente una potenzialità edificatoria di oltre 2 milioni di mc, (oltre al milione e quattrocentomila ancora concesso dal PRG) saturando con nuovi fabbricati e nuove urbanizzazioni i residui “cunei verdi” ancora presenti nel territorio periurbano.

Questo quadro impone una svolta nella pianificazione e nella gestione del territorio. Di qui il motivo dell’appello diffuso oggi che indica in nuovi, necessari indirizzi programmatici necessari per la svolta auspicata.
• Va messa in discussione l’idea che la città storica sia solo quella racchiusa entro le mura senza tener conto della storia urbana degli ultimi due secoli.
• Suddivisione dei quartieri cittadini in unità di vicinato o rioni dotate di un sufficiente grado di autonomia funzionale ed identità storico-ambientale, dove attivare Laboratori di Quartiere di urbanistica partecipata
• Stretta integrazione della città capoluogo con il territorio della Padova Metropolitana, costituito dai 16 comuni di corona, favorendo il sorgere di un ristretto numero di nuove polarità urbane, nelle quali localizzare nuovi servizi ed insediamenti, tra loro collegati da un’efficiente rete di trasporti pubblici metropolitani. Articolazione dell’organismo urbano e del territorio periurbano in unità spaziali ecologiche ed in unità di paesaggio.
• Drastico ridimensionamento delle potenzialità edificatorie nel territorio periurbano, salvaguardando in particolare i “cunei verdi” ancora esistenti e configurando un organico sistema dei parchi e del verde urbano e periurbano. In questo contesto dovranno altresì essere attentamente valutate le problematiche connesse al rischio idraulico.
• Definizione del sistema infrastrutturale del trasporto pubblico che pianifichi l’integrazione funzionale fra diversi vettori.