mercoledì 13 giugno 2007

Risposta del Sindaco

NON ASCOLTARE NON AIUTA IL CENTRO SINISTRA
Risposta di Lucio Passi * all’intervento del Sindaco

Sono uno dei cento che ha promosso la lettera aperta sui “temi perduti del programma del Sindaco” Ho letto la risposta di Zanonato dal titolo “Dire solo no non aiuta il centro sinistra”. Chissà perché non mi suona nuovo: tutte le volte che si espone una critica si è arruolati d’autorità al partito dei No, del non fare…
Venendo a quanto scrive il Sindaco: francamente mi sembra che risponda ad un altro appello, non certo al nostro.
Quando ad esempio “ci risponde” sul tema della partecipazione discetta su tutt’altre cose e non risponde alla semplice domanda che gli avevamo posto, ovvero: perché in questi tre anni non sono stati realizzati gli strumenti partecipazione indicati nel suo programma elettorale? Li si legge chiaramente nel programma amministrativo del Sindaco, approvato dal Consiglio Comunale del 7 luglio 2004. In esso, alle pagine 31, 32,e 33 sono descritti gli strumenti partecipativi che l’amministrazione avrebbe dovuto mettere in campo. Il Comune ad esempio avrebbe dovuto organizzare Forum dei cittadini che (testuale) in modo permanente e organizzato provvederà a migliorare la comunicazione e la reciproca informazione fra popolazione e amministrazione in ordine a fatti, problemi e iniziative che investano gli interessi collettivi. Il Forum potrà essere organizzato: per materia; per territorio per aggregazione di interessi.
O ancora il Comune avrebbe dovuto realizzare il Bilancio partecipativo comunale e di quartiere con l’obiettivo del (testuale) il concreto coinvolgimento della cittadinanza nella gestione delle risorse pubbliche partendo dalle necessità vere della persona. Si realizzerà attraverso assemblee aperte governate da un apposito regolamento.
Si tratta di strumenti che tendevano a fare della partecipazione qualcosa di più del semplice ascolto dei cittadini, fornendo percorsi normati e strutturati che permettano ai cittadini di intervenire sulla formazione dei processi politici e decisionali e di trasformarli. Partecipazione, quindi, è anche, in parte, cessione di potere dagli amministratori agli amministrati, all’interno di processi di confronto ben definiti ed organizzati
Tutte cose che nono sono state realizzate. Ora il rischio è che dell’insieme dei progetti sulla partecipazione contenuti nel programma del Sindaco si perda anche la memoria… Al contrario il Centro Sinistra, se non vuole perdere definitivamente credibilità nei confronti dei tanti elettori che proprio su questo tema l’hanno votato, dovrebbe rilanciare alla grande tutti gli strumenti partecipativi promessi.
Quanto al resto della lettera Zanonato risponde elencando i molti meriti, anche da noi riconosciuti all’amministrazione, ma non risponde alle domande di fondo poste dai 100: ad esempio perché urbanistica e mobilità, siano state, nella prassi realizzate in modo tanto diverso da come erano state descritte nel suo programma.
Come del resto le prime risposte all’appello, di Luisa Caimani, Gianno Tamino, Gianni Ballestrin, Fabrizio Caberlon pubblicate sul blog temiperduti.org (e riportate qui sotto) chiariscono bene.
* Coordinatore Legambiente Padova

DIRE SOLO DI NO NON AIUTA IL CENTROSINISTRA
di Flavio Zanonato *

Le elezioni amministrative in Italia e le stesse elezioni francesi, con la vittoria di Sarkozy, hanno posto drammaticamente il tema della capacità della sinistra di dare risposte convincenti ai problemi che vive la gente comune (e soprattutto chi appartiene ai ceti popolari), sulla base dei quali orienta il proprio consenso elettorale Non voglio prenderla alla larga, ma ho la netta impressione che i firmatari del documento pubblicato ieri (persone che a vario titolo appartengono ad associazioni di sinistra) siano assai lontani dal porsi la questione. Si limitano ad affermare le proprie convinzioni e a dichiararle giuste, come se questa fosse condizione sufficiente per avere ragione e per conquistare il consenso. Questa discussione è comunque un’occasione utile per fare il punto, dopo tre anni di governo cittadino e per aprire un confronto sul futuro. Partiamo dalla partecipazione e dalle sue diverse declinazioni. C’è chi la intende come una procedura per assumere le decisioni, sostitutiva e alternativa alle assemblee elettive. Le minoranze si organizzano su determinati interessi e provano a decidere al posto del Consiglio comunale o di quartiere. Non condivido questo tipo di «partecipazione» che alla verifica concreta riesce solo ad aggregare dei No. E’ sotto gli occhi di tutti che mettere insieme il «No Tav» con il «No Dal Molin» e ancora con il «No Mose» non ha come effetto una linea politica in grado di affrontare i problemi della gente, ma dà l’idea di una politica paralizzata e inefficace. L’esempio più drammatico di una sconvolgente somma di No che ha prodotto una forte ripulsa nei confronti del centrosinistra è la vicenda della Campania dove, nonostante un territorio di 13.600 chilometri quadrati, non è stato trovato un posto per smaltire i rifiuti. La partecipazione che invece condivido e sulla quale mi sono impegnato prevede: informazione, coinvolgimento, discussione, ascolto, confronto con tutti i cittadini interessati ad un problema fino ad una decisione assunta da chi ha il diritto e il dovere di farlo. Potrei ora elencare l’enorme quantità di incontri e di riunioni a cui ho partecipato, o a cui hanno partecipato gli assessori, su tutti i temi della vita cittadina, e come una costanza di ascolto abbia consentito di adeguare le iniziative dell’amministrazione ai bisogni espressi dai nostri cittadini. Noi ci siamo assunti l’onere della decisione, perché la partecipazione non è un concetto astratto, una bella parola senza conseguenze, e molte delle cose decise, se non fossero state accompagnate da un’opera di convinzione e di dialogo, non sarebbero state realizzate, un esempio: quando abbiamo spostato gli abitanti di via Anelli in altri quartieri abbiamo ascoltato i cittadini, spesso preoccupati e poco favorevoli, ma abbiamo anche deciso. Mi piacerebbe comunque sapere dai sostenitori della «partecipazione alternativa alla rappresentanza eletta» se esiste un esempio in Italia al quale fare riferimento, una città (Roma? Venezia? Bologna? Napoli?) dove poter vedere in funzione il metodo che viene richiesto all’amministrazione padovana. Mi piacerebbe poi capire come si applica la partecipazione quando occorre decidere dove collocare una moschea, le case per i cittadini immigrati (ne arriveranno altri 10.000 nei prossimi sei anni) o un campo per i nomadi. Sugli altri temi rispondo in modo sintetico, anche perché molte delle azioni messe in campo dall’amministrazione sono evidenziate nello stesso documento: le zone a traffico limitato, le piste ciclabili, il risparmio energetico, l’utilizzo del biodiesel negli autobus, la conversione a metano degli impianti di riscaldamento degli edifici pubblici e molto altro ancora. Certo, i sottoscrittori vedono il bicchiere mezzo vuoto e non fanno i conti con la carenza di risorse a disposizione degli enti locali, ma ciò non toglie che la mole dei provvedimenti assunti in tre anni sia davvero notevole. Padova è la prima città in Italia per la quantità di rifiuti che rientrano nel ciclo della raccolta differenziata; il nostro piano di risparmio energetico è considerato il migliore del Paese e ai massimi livelli nell’Unione europea; ci stiamo impegnando fino allo spasimo per far funzionare il metrotram, un mezzo che non abbiamo scelto noi e che, essendo sperimentale, presenta non pochi problemi; la variante al Prg non solo ha diminuito di un milione di metri cubi quanto previsto dalla giunta Destro, ma ha sancito uno degli indici di edificabilità più basso d’Italia. Possiamo fare di più e meglio su questi temi? Sicuramente sì, e ascolteremo le opinioni di tutti per aumentare il nostro impegno a favore della qualità della vita dei padovani. Con la consapevolezza, però, che anche altri temi stanno molto a cuore ai padovani. Mi riferisco alla sicurezza, al decoro urbano, al livello dei servizi sociali e all’efficacia delle risposte che riusciamo a fornire in campo economico e infrastrutturale. Un cittadino ha il diritto di vivere in tranquillità e serenità nel proprio quartiere, deve poter uscire di casa senza essere minacciato nella sua incolumità fisica e senza dover temere per i propri beni. Da queste necessità, dalle richieste che, ogni giorno, ci provengono dalla nostra comunità (a proposito di partecipazione!) nascono i provvedimenti su via Anelli, sulla prostituzione, sulla telesorveglianza e sulla presenza in centro e nelle periferie della Polizia municipale. Tutti provvedimenti che non sono stati mai disgiunti da iniziative di solidarietà e di cura del disagio (300 le prostitute inserite in percorsi sociali negli ultimi anni, oltre 200 le famiglie residenti in via Anelli che oggi vivono in una casa dignitosa, dopo che per anni sono state in autentici tuguri). Del resto Padova è una delle città italiane che investe più risorse nel sociale: 175 euro per abitante, contro una media provinciale di 50 euro. Stesso discorso vale per la questione infrastrutturale, fondamentale per un tessuto produttivo di primo livello come quello padovano. Lo sviluppo economico è un’assoluta priorità per la nostra città e non possiamo non dare risposte concrete alle aziende, agli esercizi commerciali, che ci chiedono un sistema viario moderno ed efficace per consentire in tempi ragionevoli il movimento di persone e merci. Così come non possiamo ignorare le piccole imprese, gli artigiani, i commercianti che si sentono oberati da un fisco troppo severo con chi lavora e troppo indulgente con chi specula. Su questi temi mi piacerebbe che tutta l’Unione si misurasse, così come mi piacerebbe che anche chi, dal mondo associativo, giudica l’operato dei politici, si misurasse qualche volta con il consenso elettorale che è il principale metro per misurare la democrazia. Tira una brutta aria per la politica e per il centrosinistra, soprattutto dalle nostre parti. Finché potrò, mi batterò per creare le condizioni affinché la mia parte politica possa competere e vincere, senza rassegnarsi a diventare minoranza ininfluente e marginale nelle nostre comunità. Mi auguro che anche altri vogliano misurarsi con questi problemi e rispondere alle preoccupazioni della nostra gente.* Sindaco di Padova

8 commenti:

Davide Sabbadin ha detto...

Gentile Sig. Sindaco. E' appropriata la sua citazione internazionale e nazionale. L'uscita recente dei sindaci del nord che chiedono un partito democratico più "moderato" e vicino alle istanze delle partite iva ha chiaramente dimostrato che la sinistra autolesionista non sta fuori delle istituzioni, ma dentro. Il suo commento chiarisce oltre ogni margine di dubbio che lei sta con quella sinistra, che cerca di imitare, pasticciando, la destra.La sua politica urbanistica da questo punto di vista è un modello di eloquenza.
Emerge anche che la sua idea di partecipazione e di bilancio partecipativo, sua e di gran parte della giunta e della nomenclatura del funzionariato partitico che la consiglia, è distantissima dalle pratiche innovative di porto alegre, diffuse in europa e perfino anche in alcune realtà interessanti di toscana ed E.r. Se non altro, ci siamo chiariti: in campagna elettorale avevate scherzato. E comunque in una cosa non mi ha deluso: nel non mollare mai la pervicace e sempre vincente strategia del "chi non è con me è nemico del popolo" (di volta in volta, disfattista, utopista, terrorista...o altro ista che serva allo scopo). La vecchia scuola pci, anche qui, continua a dare il peggio di sé. Con immutata stima.Davide Sabbadin

Anonimo ha detto...

Delle risposta del Sindaco sono molte le cose che mi stupiscono: tra le

tante che non colga che i firmatari VOGLIONO continuare a vincere come

sinistra, che quello che si chiede è FARE (le cose scritte nel

suo/nostro programma elettorale) e che non siamo arruolabili nel

partito nel NO.E' quasi comico (o emblematico) che Zanonato citi i

NoTAV (che già poco centrano con le nostre vicende) proprio il giorno

che il Governo sa prendere una buona decisione, condivisa e discussa

con le realtà locali, sul futuro della VAlSusa. Ecco il FARE

CONDIVISO.Renata Casetta, una delle firmatarie

Anonimo ha detto...

il Sindaco chiede esempi di città dove si fa partecipazione?
La risposta è semplice, basta guardare a Bologna e Roma che hanno scritto il nuovo piano regolatore in 8-9 mesi con un coinvolgimento reale dei singoli cittadini, dei comitati, delle associazioni, dei municipi (nel caso di Roma). A Roma addirittura, un piano che sembrava già ultimato, è stato "riaperto" per le richieste di nuove istanze e Veltroni non ha risposto infastidito "lasciatemi lavorare".
Marco Canalis, architetto

Anonimo ha detto...

Tener fede agli impegni elettorali.. questo aiuterà il centrosinistra.
Affrontare con decisione e coerenza temi comela difesa del verde rimasto o la promozione del trasporto pubblico... questo aiuterà tutta la città!

Un esempio di partecipazione potrebbe essere rappresentato proprio dal Nuovo Piano di Assetto Territoriale dove il Comune ha realizzato dei laboratori partecipati. Peccato che le decisioni fossero già state prese con la Variante al Prg approvata poco prima. Staremo a vedere se con una rapida chiusura dei lavori sul Piano di Assetto Territoriale questa Amministrazione vorrà cercare rimediare ascoltando le indicazioni emerse dai laboratori.
Sandro

Anonimo ha detto...

Gentile Architetto Canalis,

anche il Comune di Padova sta procedendo alla realizzazione del P.A.T. (futuro piano regolatore) con le modalità da lei indicate per altre città italiane. Tutti i Quartieri stanno lavorando a questo da più di un anno e proprio con le metodologie (declinate in diverso modo da ogni Quartiere nel rispetto del principio di autonomia) da lei indicate.

Luca Luciani
Presidente C.d.Q. 4 Sud-Est

Anonimo ha detto...

Peccato per gli esempi che il Sindaco prende. Dimostra una conoscenza molto supeficiale dei temi di cui tratta. Esemplare la citazione della Campania, in cui,o ra, ad essere responsabili sono i comitati e non chi ha mangiato miliardi sull'emergenza (per semplificare). Oppure la TAV che da sempre difende portando ragioni ambigue e facilmente smontabili, se accettasse il confronto. O il Dal Molin, con la connessa accettazione del progetto statunitense di guerra permanente.(Tutte opere che vedono gli stessi soggetti coinvolti) Dice che così il popolo non capisce ma se la sinistra, come in Francia per troppi anni, segue una politica populistica di destra perché gli elettori dovrebbero votare una brutta copia e non l'originale destra. Non so da chi siano consigliati ma forse dalle persone sbagliate...

Anonimo ha detto...

mi piacerebbe che il sindaco facesse marcia indietro su alcuni argomenti,
non per autolesionismo (perdita di consensi=voti) ma perchè rimanga in tutti noi la convinzione che un idea "rivoluzionaria" o meglio di "cambiamento" chiesta e condivisa dalla maggioranza dei padovani(visto che è stato eletto per questo) è rappresentata da lui e dal suo gruppo e portata avanti come impegno "vero".
Sembra che alle volte ci sia una sorta di giustificazione tipo: un "colpo al cerchio ed uno alla botte", per tenere insieme situazioni che non possono e non devono assolutamente prevaricare ciò che è veramente importante: la salute pubblica(inquinamento), la sicurezza (delinquenza), il vivere sano (traffico) ecc..
Invece mi accorgo che spesso si fanno “i conti” con l’economia, gli interessi di questo o di quello,
si tirano in ballo le imprese, i commercianti, gli artigiani e non si considera il fatto che occorre avere più coraggio e tutti “tutti” ne trarranno beneficio. Basta crederci e farlo, ma farlo!
La realtà non è un'altra è quella che viviamo giorno per giorno e che naturalmente costruiamo giorno per giorno, se non si è capaci…beh allora meglio lasciar perdere.
Qualcuno che ha meno sogni di noi e meno voglia di vedere il mondo da ottiche diverse prenderà il sopravvento e la colpa sarà solo nostra.
Riprenda la strada senza deviazioni e tutti le saranno grati.

Anonimo ha detto...

Egregio Presidente Luciani

Lei fa bene a rivendicare che nel suo quartiere è stato attivato un percorso partecipativo per la definizione del PAT. Peccato che altri suoi colleghi non abbiano colto l'occasione (secondo un frainteso principio di autonomia). Nel mio quartiere (il 6) non se ne fatto nulla, dai programmi apparsi su padovanet e dai resoconti giornalistici quanto attivato all'Arcella, a Forcellini e al 5 è apparso come troppo rapido e superficiale (dell'1 non pervenuto).
Uno su sei mi sembra francamente molto poco.

Ma una domanda vale per tutti i Presidenti di quartiere, in particolare a Lei che ha realizzato il tavolo: quanto margine decisionale era affidato (demandato, concesso?) ai PAT di quartiere rispetto alla stesura del PAT cittadino?
Buon lavoro
arch. Marco Canalis