mercoledì 13 giugno 2007

Gianni Ballestrin*: Tra urbanistica e partecipazione molte delusioni


La grande suggestione che ha caratterizzato la campagna elettorale che ha visto vincere il sindaco Zanonato, si era sviluppata attorno all’idea condivisa di una partecipazione attiva dei cittadini nella gestione della cosa pubblica. Nasceva dalla consapevolezza di dover creare un’alternativa alla visione privatistica praticata negli anni dalla precedente amministrazione e contemporaneamente rilanciare un progetto sulla città che avesse nelle sue fondamenta una visione non solo mercificata del benessere dei cittadini.
La questione era dunque quella di una contrapposizione culturale ed etica attorno all’idea stessa di bene comune e della sua effettiva comune gestione. Essa non solo veniva sostenuta in campagna elettorale, ma la si proponeva come elemento costitutivo dello stesso programmare, prima ancora dell’agire, ed è qui che il fallimento registrato si fa più doloroso. Perché proprio quegli aspetti del programma di cui il documento “100 firme per riaprire il dibattito politico a Padova” lamenta l’abbandono, sono quelli che discendevano dallo sforzo di delineare un percorso che si definisse come proposta condivisa, asse portante dell’alleanza tra cittadini ed amministratori che si avviavano ad affrontare il futuro insieme. Invece.
Invece l’assessorato alla partecipazione, che doveva essere l’emblema stesso della nuova filosofia di governo, è stato sostenuto per lungo tempo in una sostanziale condizione di empasse permanente e alla fine, persino il suo titolare lo ha abbandonato lasciandosi cadere come la foglia di fico che rinuncia a coprire la vergogna.
Altra grande suggestione in campagna elettorale era stata quella dell’opzione zero alla ulteriore edificazione ma questa opzione si è scandalosamente invertita con la grande produzione di metri cubi cui si è assistito. La bandiera sventolata, quella della perequazione indicata come la grande soluzione alla drammatica scarsità di fondi di cui soffrono le amministrazioni locali, si è purtroppo dimostrata di colore bianco. Infatti, sostenuta l’ineluttabilità della perequazione, ci si è arresi al volere del privato, derogando in toto dalla vocazione ad amministrare, orientare, indirizzare. Quel che si è visto, di conseguenza, è stato il protagonismo della progettazione privata in una visione del pubblico di fatto sussidiaria e non orientante della realtà produttiva del territorio che viene vista come il vero motore della città.
Il progect financing, altra strategia adottata per realizzare opere di interesse pubblico con capitali privati, ripropone lo stesso schema gerarchico che vede il pubblico ancora in posizione subalterna.
Insomma la questione appare evidente: scarsa autonomia progettuale, debolezza e subalternità al privato.

L’unica risposta in cui si può sperare è la ripresa di interesse dei cittadini che tornino a pretendere di partecipare alla progettazione della città mettendo in crisi un modello di sviluppo che nega le condizioni della convivenza, dell’integrazione, della qualità della vita. E’ assurdo e anche ipocrita affrontare le grandi contraddizioni del vivere sociale lanciando temi come quello della prostituzione o della sicurezza senza rendersi conto che è la città che si è realizzato, il suo stesso progetto, la causa prima del degrado che oggi si denuncia.
* insegnante

P.s.
Nell’articolo di oggi (14/06/07 n.d.m.) “Sinigaglia: solita sinistra masochista”, Claudio Malfitano sintetizza in un virgolettato il mio contributo al blog dei Temi Perduti dal quale si dedurrebbe la mia attribuzione di responsabilità del degrado della città ai tre anni di gestione Zanonato. Il testo originale: “E’ assurdo e anche ipocrita affrontare le grandi contraddizioni del vivere sociale lanciando temi come quello della prostituzione o della sicurezza senza rendersi conto che è la città che si è realizzato, il suo stesso progetto, la causa prima del degrado che oggi si denuncia” non mi pare proprio testimoniare di questa intenzione.
Quel che volevo sottolineare è che una città in cui l’impianto urbanistico è stato, non da oggi, fortemente condizionato da scelte speculative, in cui l’aria è spesso irrespirabile, in cui la socialità giovanile si manifesta nel rito dello spritz, non sviluppare una politica partecipativa non produce l’inclusione, il senso di appartenenza, l’idea di comunità di cui c’è bisogno. Io credo che se il cittadino percepisce la città come sua, come ambiente ritagliato sulle sue esigenze esistenziali, se si percepisce come elemento attivo, abbandona ogni indifferenza. E’ la consapevolezza di poter contare sull’aiuto dell’altro (per una difficoltà, un malore, un tentativo di scippo) che genera il senso diffuso di sicurezza di cui la città ha bisogno.
La mia partecipazione alla discussione sui temi perduti nasce da quest’ultima considerazione e non vuole essere né demolitiva né masochista. Ammetto senz’altro il tono di delusione per quel clima perduto cui ho potuto partecipare nell’entusiasmo che ha accompagnato la campagna elettorale, ma affermo che quello stesso clima può essere riprodotto nella ripresa del dialogo tra cittadini e amministratori che oggi mi auspico.
Gianni Ballestrin

1 commento:

Anonimo ha detto...

credo il ripensamento sia necessario, specie sulla politica urbanistica, e in particolare sul piano-progetto Crotti, che invece che rivalutare il Prato della Valle lo condanna ad un assurdo aumento delle cubature e dei servizi applicati, primo tra tutti il parcheggio sotterraneo, l'ipogeo, che non solo verrà scavato in zona altamnete pericolosa, vedi via IV novembre, ma non porterà nessun beneficio al turismo e al commercio, lasciando immutato il numero di posti disponibili. Mai vista una simile teoria, metto sottoterra, come le talpe, le auto, pertanto non aumento la capacità del contenitore, ma in cambio avrò una stupenda Agorà, che vista la presenza del Prato, seconda piazza d' Europa, è assolutamente necessaria....come vendere ghiaccio agli esquimesi.
Progetto superato nelle tecniche costruttive, dalla viabilità farraginosa, dall'uso pesante degli spazi. A proposito perchè non si è provveduto ad un concorso di idee come per l'Auditorium? Questo è stato disposto e questo bisogna sorbirsi. Strano modo di governare la città, spacciando il tutto per riqualificazione. Auspico che l'onestà intellettuale del nostro sindaco sappia distinguere dai vari interessi che si sono scatenati in questo progetto, che ha un sospetto sapore di conbine tra poteri forti.
Credo che la coerenza qualche volta debba avere il sopravvento anche su certe perniciose saldature...
Bruno Maran
Portavoce Comitato Pontecorvo