martedì 19 giugno 2007

L. Cabrelle: Urbanistica e partecipazione – I casi di S.Carlo e della palestra alla scuola media Falconetto

Il blog sui temi perduti della giunta Zanonato sta avendo un buon successo. Questo fatto indica il desiderio di partecipazione che anima molti cittadini quando vengono trattati temi concreti, che li riguardano direttamente. È indice anche dell’interesse che avrebbe avuto “il forum dei cittadini”, previsto nel programma del sindaco, qualora fosse stato attivato.
Il nuovo metodo di partecipazione alle decisioni dell’amministrazione comunale, che emergeva come prioritario fin dalle prime righe del programma elettorale, di fatto non viene percepito. Questo sta a significare che troppe scelte sono vissute come calate dall’alto, senza la ricerca del necessario consenso, che non potrà esserci se i cittadini non vengono coinvolti fin dalla programmazione degli interventi che incideranno sul loro modo di vivere e di abitare la città.

Faccio due esempi concreti che interessano, sotto diversi aspetti, il vicesindaco Claudio Sinigaglia.
Il primo si riferisce alle cosiddette “Torri di S.Carlo”. Nella stizzita risposta all’uscita dell’appello delle cento firme, il vicesindaco, riferendosi al caso di S.Carlo, dice “Quando abbiamo fatto il referendum per le torri Gregotti avevano promesso un piano alternativo. Dov’è? Ecco un esempio di come partecipazione si traduce solo in una serie di no”. Ma è proprio perché non c’è stata partecipazione che si è arrivati al pasticcio del referendum. Non è certo presentando un progetto contrattato tra uffici ed imprenditori privati, e chiedendo un sì o un no, che si fa partecipazione.
Il comune prima di affidare all’iniziativa privata la trasformazione di un importante ambito del territorio comunale deve avere indagato, attraverso un reale percorso partecipativo, quali siano esigenze e aspettative dei cittadini, interessati da quel progetto. Deve avere, cioè, individuato quale modello di sviluppo del loro territorio interessa ai cittadini che lo abitano, avendo a mente un modello di sviluppo complessivo della città, su cui si sia già discusso. Solo così potranno essere date le direttive necessarie perché il progetto sia sviluppato secondo obiettivi preventivamente condivisi (...).
Quando mai, poi, gli oppositori al progetto erano tenuti a presentare una soluzione alternativa? I progetti li sviluppano i professionisti incaricati. Chi ha detto no alle torri di S.Carlo era tenuto a dire cosa di diverso si attendeva dalla riqualificazione del luogo centrale del proprio quartiere, e questo, anche se con indicazioni non uniformi, è stato fatto. Questi indirizzi figurano, peraltro, negli atti finali del percorso partecipativo del PAT del quartiere 2. Credo che tutti coloro che hanno bocciato il progetto vogliano che il centro di S.Carlo non rimanga così com’è, ma che sia realmente riqualificato. Spetta all’amministrazione comunale, facendo propri gli indirizzi emersi nel laboratorio partecipativo del PAT di quartiere, coinvolgere i privati affinché predispongano un nuovo progetto, che tenga conto delle aspettative dei cittadini e che ponga gli edifici e gli spazi pubblici al centro della progettazione, al fine di esaltare la funzione di aggregazione sociale della nuova centralità urbana. Il comune finora è rimasto inerte, nonostante la disponibilità, manifestata dal promotore privato, a rielaborare il progetto (...). Questa inerzia è ingiustificata in quanto nulla vieta di riprendere la discussione sul nuovo assetto dell’area, secondo i criteri sopra richiamati, al fine di poter arrivare entro la fine del mandato del sindaco all’approvazione del nuovo progetto.
Per confutare l’assunto del vicesindaco ("la partecipazione si traduce in una serie di no"), ricordo che Legambiente ha partecipato, su richiesta del geom. Favaro, promotore dell’intervento, ad almeno tre incontri per porre le basi di una nuova progettazione. Anche a seguito di questi incontri il geom. Favaro ha sottoposto all’amministrazione una serie di proposte alternative, che meritano di essere approfondite.

Il secondo esempio di partecipazione mancata è quello rappresentato dalla copertura, con una struttura in legno lamellare e copertura in PVC, del campo di basket della scuola media Falconetto, abbattendo un pioppo vecchio di almeno 45 anni. Si tratta di un intervento modesto, ma che va ad urtare la sensibilità di chi abita in quella zona ed è affezionata al mantenimento di quello spazio verde e che viene percepito come elemento qualitativo in un ambito caratterizzato da edilizia popolare.
Invero la struttura prevista crea non poche perplessità: per l’incongruenza del volume, per la povertà del materiale, per la reale necessità da parte della scuola. Va precisato, infatti, che la struttura dovrebbe essere funzionale allo svolgimento dell’educazione fisica degli studenti della scuola e solo in via complementare essere utilizzata per attività extra scolastiche. Il dimensionamento della struttura, comunque, non può essere incongruo rispetto alle esigenze scolastiche, pena il rischio di illegittimità dell’opera.
Quel che qui rilevo, però, è che si è privilegiato un interesse di parte, per semplici ragioni di economicità, senza tenere nel giusto conto l’interesse dei residenti. Possibile che nessuno si sia posto il problema che quest’opera, sicuramente invasiva, avrebbe originato qualche dissenso? Il vicesindaco, nella sua qualità di assessore allo sport, avrebbe forse dovuto chiedere che l’iniziativa fosse preventivamente illustrata ai residenti, al fine di verificarne il grado di consenso. Trattandosi di due interessi legittimi, ma contrapposti, l’amministrazione è ora tenuta a trovare un compromesso.
Mi permetto di suggerire una soluzione. Nelle vicinanze è prevista la realizzazione di un centro civico. I centri civici, nel comune di Padova, non sono costituiti da strutture pubbliche, ma da una serie di attività di interesse collettivo tra cui servizi, spazi commerciali ed anche spazi pubblici, in una certa percentuale. Trattandosi di interventi di iniziativa privata, solitamente come centri civici vengono proposti dei centri commerciali con qualche spazio polifunzionale da assegnare al comune per gli usi pubblici. Si può valutare se, a scomputo degli oneri e quindi senza costi per il comune, tra gli spazi pubblici il privato non possa realizzare anche la tanto ambita palestra?

Un commento finale. Gli amministratori non si devono adontare dei rilievi che vengono mossi nell’appello dei cento, perché la finalità è quella di ridare slancio alla loro iniziativa, calibrando gli obiettivi per un più marcato, e percepibile, conseguimento dell’interesse pubblico. Ci sono ancora due anni. Bisogna, però, avere coraggio.

Lorenzo Cabrelle - Legambiente Padova

1 commento:

Anonimo ha detto...

Cabrelle se vuoi ne parliamo assieme, le cose non stanno esattamente così... personalmente ho incontrato diverse volte i residenti di via dorighello e il quartiere 3 ha organizzato una commissione apposita per mettere insieme le ragioni dei residenti con quelle delle società sportive, con quelle della scuola (che nono sono come le citi tu): la partecipazione mi pare sia mettere insieme le posizioni di tutti, non di un soggetto solo.
Attualmente stamo vedendo se ci sono ipotesi migliori rispetto al sito proposto.