martedì 12 giugno 2007

Luisa Calimani: Risposta alla lettera sui Temi Perduti

Condivido la forte tensione contenuta nella lettera "temi perduti", documento che si pone l'obiettivo di voler migliorare le condizioni di vita in questa città e nella sua "virtuale" 'area metropolitana. Non seguo abbastanza le vicende comunali, a causa degli impegni esterni a Padova, per potermi esprimere su tutte le questioni poste nell'appello. Ma sul suo futuro urbanistico condivido pienamente l'apprensione, perché le operazioni che si compiono non sono reversibili.

Gli errori producono effetti sul tessuto urbano e sulla qualità della vita della gente, la riduzione di spazi verdi anche incolti, incide sulla sua salute, l'insufficiente dotazione di servizi, sulla socialità, la cultura, il tempo libero, la proliferazione di metri cubi, sul traffico. Non vedo una strategia illuminata, un'idea, un progetto urbano che esprima chiaro l'obbiettivo che dovrebbe essere alla base di ogni di trasformazione: l'interesse pubblico. Non percepisco la consapevolezza che la città è un bene comune.

Gli affari dei privati, immobiliaristi e imprenditori sono la guida delle A.C. che mancano di una cultura urbana evoluta, che non sanno contrapporre alla teologia del mercato, un progetto sano di città, identificandosi con gli "ideali" degli speculatori.

Vedo la mentalità del dopoguerra, degli anni '60, quando l'importante era costruire. Come, dove, perché, per chi, sembra una questione secondaria. Prevale l'idea arretrata del fare, del costruire, indipendentemente dal soddisfacimento di bisogni reali. E' una questione profonda, direi di cultura civica, di consapevolezza del ruolo che i cittadini assegnano a chi li governa, affinché tutelino i loro interessi collettivi e sviluppino la città con illuminato senso civico per renderla più sana, più spaziosa, più verde, più bella. E' un diritto che anche a Padova si può esigere.

Infine un'ultima chiosa.
Sui temi della sicurezza e sopratutto della prostituzione sono d'accordo con le politiche praticate dall'Amministrazione Comunale. In particolare dal Sindaco sulle multe ai clienti. Io, nella proposta di legge presentata alla Camera le proposi in forma ovviamente diversa, come previsto anche dalla Legge svedese, ma lo spirito forse non era diverso.

Luisa Calimani

1 commento:

Anonimo ha detto...

Nella città di Padova le forze sociali della rendita fondiaria ed il partito trasversale della speculazione immobiliare hanno una lunga tradizione egemonica che ha condizionato pesantemente le scelte urbanistiche ed ha stroncato tutte le resistenze delle varie Sovrintendenze fin dai tempi del fascismo (si pensi allo sventramento del quartiere Santa Lucia) trovando nel mondo politico solo qualche sporadica resistenza. Anche in presenza di un Piano Regolatore Generale di grande valore culturale e strategico, quale fu quello di Luigi Piccinato del 1954, attraverso uno stillicidio di varianti e di concessioni in deroga, è continuata la distruzione e la compromissione di parti essenziali del centro storico e del suo sistema bastionato cinquecentesco è continuata nel corso di tutti i decenni successivi, mentre all’esterno la periferia è cresciuta senza alcun disegno organico.

Questa edificazione indiscriminata del territorio, pronta a cogliere ogni occasione ed estranea ad ogni disegno unitario, è ripresa con vigore in anni recenti per effetto del crescente riflusso di capitali verso il settore edilizio, considerato un bene rifugio ed un settore in cui si possono con facilità realizzare rapidi arricchimenti. Investimenti nel mattone (ma soprattutto nella speculazione fondiaria) che se da un lato hanno sottratto risorse ai settori più produttivi ed all’innovazione tecnologica (contribuendo alla drammatica perdita di competitività del sistema Italia), per altro verso non hanno neppure reso più facile l’accesso alla casa da parte dei ceti sociali meno abbienti, vista la sempre più vertiginosa crescita dei prezzi e degli affitti. Una corsa frenetica all’edificazione ed alla cementificazione che sembra accomunare enti pubblici e privati, come se lo sviluppo economico e sociale potesse essere favorito solo con la costruzione di nuove strade e di nuovi fabbricati.

Ancor oggi sono molti i progetti che possono comportare pesanti ricadute negative sul territorio e sull’ambiente urbano. Il nuovo anello di tangenziali (orbitale) ad esempio, attorno al quale si studia la possibilità di collocare nuovi insediamenti commerciali e residenziali. Sono poi riemersi progetti degli anni ’80, quali il “Passante urbano est-ovest” a sud dell’Arcella (ora più elegantemente ribattezzato come “Arco di Giano”), la nuova strada guizza, la camionabile sull’idrovia, i progetti per molti autosilos in centro (attrattori di traffico) l’ irrazionale ipotesi di ubicazione del nuovo Auditorium nell’area di piazzale Boschetti, la cementificazione di aree verdi sopravvissute (vedi canestrini, vicine al parco iris) o al Basso Isonzo…

Gastone Pagonsin